In questi giorni si discute della possibilità di sospendere il Trattato di Schengen. Bisogna sottolineare che non si sta discutendo di abolirlo,cosa non possibile o comunque di difficile attuazione,ma disospenderlo per due anni.

Il Trattato è nato nel 1995 tra Belgio,Germania,Francia,Lussemburgo e Paesi Bassi:l'Italia vi aderisce cinque anni dopo. Lo scopo è quello di favorire la libera circolazione delle persone,delle merci,dei servizi e dei capitali,eliminando i controlli alle frontiere interne trasferendoli solo alle frontiere esterne e di favorire la cooperazione tra le forze di polizia in materia di prevenzione della criminalità,la cooperazione giudiziaria internazionale e di estradizione e contribuire alla lotta comune alla criminalità.

Sospendere il Trattato di Schengen o cercare altre soluzioni?

Le cause che hanno portato alla discussione di una possibile sospensione delTrattatosonoi flussi migratori che hanno caratterizzato il 2015 e i rischi legati al terrorismo dopo i fatti di Parigi. L'articolo 26 del trattatoprevede la possibilità per uno o più stati membri di estendere i controlli alle frontiere esterne per un massimo di due anni per far fronte auna situazione di minaccia sistemica e persistente.

Ritornare ai controlli alle frontiere però provocherebbe enormi danni a tutti i paesi europei. Non solo sarebbero a rischio la libera circolazione di persone,merci e capitali ma ci sarebbero ripercussioni su tutte le basi su cui poggia l'UE e quindi sugli stati membri:moneta unica,economia e diritti fondamentali.

Controllo delle frontiere?

Non è ripristinando i controlli alle frontiere interne che si risolvono i problemi legati all'immigrazioneanzi in questo caso si condannerebbero i paesisenzaconfini naturali come Italia e Grecia a dover affrontare da soli la situazione degli sbarchi, sarebbe come dire:"Italia e Grecia arrangiatevi un po' da sole".

Chiudere la rotta terrestre significa anzi aprire quella che dall'Albania e dal Montenegro passa per l'Adriatico e approda direttamente in Puglia dirottando la maggior parte del flusso migratorio nel nostro paese. È importante trovare una soluzione alternativa come l'istituzione di una guardia di frontiera come già auspicato dall'UE.

La guardia costiera e di frontiera sarà costituita da 1500 esperti. Sarà istituito un centro di monitoraggio e analisi dei rischi per controllare i flussi migratori verso l'Europa. La guardia di frontiera avrà diritto di intervenire sia su richiesta di uno stato membro sia quando uno stato non può o non vuole prendere le misure necessarie. Saranno impiegate "squadre europee di intervento per i rimpatri" e verrà creato un " documento di viaggio europeo uniforme per il rimpatrio". Collaborerà con le organizzazioni internazionali per la prevenzione del terrorismo.

Trovare dunque una soluzione comune è la strada più ragionevole da intraprendere e non ricostruire i confini.