“Troppi preti pedofili, basta! Smetto di credere in Dio”, capita spesso di sentire questa frase lanciata tra i passanti, per le strade del centro o in metropolitana. Ormai, la gente è sfiduciata, ha smesso di credere nella figura del sacerdote e di conseguenza ha deposto anche la fede. Nulla di più sbagliato. La religione è una pratica, ma la fede è un sentire. Cosa ha a che fare con i preti pedofili? Dietro l’abito talare si nasconde sempre un uomo con pregi e difetti umani, questo non va mai dimenticato.
E talvolta, purtroppo, anche con la tendenza pedofila.
Èinaccettabile tollerare la violenza sui minori, celandosi dietro la figura di ministrante di Dio. Ancor più grave è non denunciare un confratello o consorella quando si è consapevoli degli abusi che hanno commesso. Ogni tribunale, ecclesiastico e civile, dovrebbe giudicare il reato e non la gerarchia o la sacralità dell’abito che porta. Viene da pensare che nemmeno Dio la tolleri e pertanto fa sì, ora in un modo, ora nell’altro che la pederastìa esca allo scoperto nelle file della Chiesa.
La pedofilia tra i sacerdoti, vizio antico o moda del 2000?
Se guardiamo agli ultimi 14 anni di cronaca e gossip vari (inutile prendersi in giro, molte riviste ci mangiano su questi casi osceni di violenza su minori) ci accorgiamo che il boom di queste notizie ha avuto inizio nel 2002 a Boston, quando il The Boston Globe riportò il primo caso di pedofilia: il prete John J.
Geonghan condannato a 10 anni di carcere per aver violentato un bambino di soli 10 anni. Da allora in poi le menti vennero sconvolte da questo nuovo orrore e si procedette alla condanna di 89 preti e alla destituzione di altri 55. Un caso eclatante che cambiò il modo di vedere e di sentire la Chiesa da parte dell’opinione pubblica.
Dall’America all’Europa il fenomeno di pedofilia sacerdotale rimbalzò in pochi istanti e le condanne, gli insabbiamenti, i non detti e tutti gli annessi e connessi ai vari casi finirono di competenza del Vaticano. Il resto è storia. Tutto nero su bianco. E a proposito di storia, ma siamo proprio sicuri che gli antichi ignorassero questo disturbo del comportamento sessuale che non risparmia nemmeno coloro che per voto davanti a Dio dovrebbero essere “puri e immacolati”?
Se andiamo a scavare indietro nel tempo qualche “scheletro parlante” esce sempre. Mi viene in mente la vicenda di Papa Giulio III che nominò cardinale un suo nipote adottivo, tale Innocenzo del Monte ancora in età puberale, così come l’antipapa Giovanni XXIII (vissuto tra 1300 e 1400) condannato e poi reintegrato, dopo aver abusato di alcuni ragazzini che gli erano stati procurati da un chierico della camera apostolica. E casi simili si possono raccontare all’infinito. La pedofilia è una patologia difficile da individuare in soggetti apparentemente sani di mente, figuriamoci tra i preti, che dovrebbero essere immagini di beatitudine in terra.
Lotta ai preti pedofili, Papa Francesco un vero crociato
Il punto è che non si può rinunciare alla propria fede in un Dio creatore solo perché “alcuni soldati del suo esercito hanno defezionato” dirigendosi verso l’inferno infinito che gli attende. Perché? Non c’è peccato e reato più grave dell’abusare di anime innocenti e piene di vita come i bambini. Una cura contro questo cancro orribile c’è? Certamente. Una Chiesa che non abbia paura di denunciare gli scandali che avvengono al suo interno.
Papa Francesco, in questo senso, sta facendo un ottimo lavoro con le sue doti di diplomazia, alternate a severità, con la dichiarazione di reato canonico l’abuso di ufficio episcopale. Siamo solo all’inizio.
La crociata contro i preti pedofili non è terminata. Prima di abusare di un minore ogni presunto sacerdote, potenziale pedofilo, farebbe bene a rileggersi queste parole del Vangelo di Matteo 18,6: “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare”.