Si è dibattuto tanto (e tantissimo si dibatterà) sull'ormai famoso ddl Cirinnà, concernente il riconoscimento di diritti civili,adozione del figlio da parte del compagno del genitore biologico (Stepchild Adoption), e relativo ampliamento di tutte quelle sfere del diritto che tendano ad equiparare coppie di fatto, omo od etero-affettive, a quelle sposate.Ciò su cui più i vari esponenti hanno discusso, è stata la ormai acclamata "stepchild adoption" che, tradotta letteralmente, vuol dire "adozione del figliastro". Premesso che ciò non va a legittimare la pratica dell'utero in affitto, tra l'altro vietata dalla legge 40, va ricordato che il suddetto ddl prevede che quei 527 bambini, tutt'ora esistenti e senza diritti, figli di genitori separati, rimasti vedovi o semplicemente non più coniugati, debbano avere una continuità affettiva nel corso della loro vita, condizione essenziale per il loro corretto sviluppo.
Recentemente sono stati fatti due diversi sondaggi: il primo ha posto come quesito al campione studiato,se fosse favorevole o meno alle adozioni gay, ebbene il 73% si è detto contrario. Il secondo sondaggio ha invece chiesto se il campione fosse favorevole all'approvazione del ddl Cirinnà, in questo caso il 53% si è espresso con esito positivo. Con una semplicistica e breve analisi, si può notare come innanzitutto il ddl cirinnà non consenta l'adozione per le coppie omosessuali, e quindi la non attinenzadel quesito. In secondo luogo come vi sia un'enorme confusione su ciò che realmente comporterà l'approvazione di questo ddl. Questa confusione è dovuta, secondo la storica Accademia della Crusca, allo spasmodico, smodato ed inflazionato uso di terminologie inglesi.
L'Accademia ha definito il termine stepchild adoption come "Improponibile", asserendo la migliore comunicabilità tramite l'utilizzo della perifrasi "adozione del configlio", proposta dal presidente onorario dell'Accademia, Francesco Sabatini.
Per alcuni l'utilizzo di terminologie inglesi tout court, sarebbe sintomo di un complesso di inferiorità recondito della nostra lingua, nei confronti di lingue più "internazionali".
Se anche ciò fosse vero, non possiamo e non dobbiamo permettere che ciò metta a repentaglio la discussione e l'assimilazione da parte dei cittadini, di argomenti fondamentali e basilari come i diritti civili. Soprattutto, un'esposizione " chiara ed intelligibile" nel merito, renderebbe meno accorate le dispute e non permetterebbe di nascondere, dietro ad una terminologia criptica, finti giochini moralistici lesivi dei diritti altrui.