Riflettendo su questo problema, ci torna in mente la Scuola di venti anni fa, quella dei maestri rigidi con la bacchetta in mano; quella dei rimproveri e dell’eccessiva disciplina dei professori; quella in cui tutti gli alunni indossavano i grembiuli e portavano le cartelle; quella in cui il '20' era il numero massimo degli alunni presenti nelle aule; quella in cui, al richiamo dell’insegnante, seguiva sempre lo scappellotto del genitore; la scuola dove non esistevano i cellulari e neanche le LIM. Altri tempi, insomma, che, purtroppo, non torneranno più.
Gli insegnanti di ruolo trattati come 'arnesi da lavoro' in nome della spending review
Gli esuberi di cui vogliamo parlare sono la conseguenza diretta – secondo l’opinione di molti insegnanti – delle scelte ottuse della politica, quella scolastica in particolare, impegnata esclusivamente nella ricerca costante di espedienti e di escamotage solo per risparmiare, in nome della cosiddetta spending review. Proviamo, invece, a spiegare quello che si verifica puntualmente in molte istituzioni scolastiche e che nessuno racconta.
Le nuove cattedrali nel deserto: i vuoti edifici scolastici
Gli edifici scolastici, a causa dell’eccessivo numero di alunni per classe e per la conseguente diminuzione demografica, presto si trasformeranno in autentiche ‘cattedrali nel deserto’.
Sul territorio nazionale oggi sono presenti parecchi edifici scolastici zeppi di aule chiuse, ma, in compenso, le aule aperte pullulano di alunni, di computer e di LIM. In media sono presenti 27-30 studenti per classe; nel frattempo la qualità didattica lascia sempre più a desiderare e i discenti ritenuti o certificati BES o DSA crescono di anno in anno.
Nel frattempo gli insegnanti di sostegno hanno più alunni da seguire (anche fino a quattro) e gli insegnanti di potenziamento continuano a girarsi vorticosamente i propri pollici. I Dirigenti Scolastici e i loro DSGA, ogni anno, avanzano le loro richieste presso gli Ambiti Territoriali per aumentare il numero delle classi e per diminuire il numero degli alunni presenti in esse; tutto questo per ‘salvare’ anche qualche docente in odore di trasferimento.
Niente da fare, la solita risposta. Il numero degli alunni per classe sale sempre di più e le aule vuote, come conseguenza diretta, aumentano ogni anno. Questa è la triste verità, nonostante si tenti di far credere a tutti che la tecnologia nelle aule sia il rimedio migliore di ogni male e che migliori, persino, la qualitàdidattica.
Quando parliamo, poi, di equiparazione del sistema scolastico italiano a quello europeo o di tecnologia nelle aule come quella presente nelle maggior parte delle scuole europee, dovremmo considerare, prima di tutto, il numero medio degli alunni presenti in quelle stesse scuole prese come modello. Questo elemento è l’unico – secondo chi scrive – per potere lavorare bene ed efficacemente con un gruppo classe, dando dignità a chi insegna, indipendentemente dalle infrastrutture presenti nelle aule enella scuola.
Se questo rapporto non diminuisce nessuna rivoluzione digitale si attuerà in concreto.
Troppa tecnologia, troppi alunni e scarsa qualità didattica
In conclusione, fino a quando il Governo si ostina ad investire su tecnologia, infrastrutture ed edilizia scolastica, convinto sempre più che gli insegnanti diventino improvvisamente dei bravi tecnici di laboratorio o esperti di informatica digitale e di media in generale, nessuna rivoluzione o riforma scolastica potrà dirsi concretamente attuata. Lasciamo a voi le considerazioni e i relativi commenti.