La morte di Stefano cucchi, avvenuta il 22 ottobre 2009, è stata causata dall’epilessia. Non dalle percosse subite, come è ormai acclarato, per mano dei carabinieri che lo arrestarono una settimana prima per droga. È quanto riporta sostanzialmente la perizia degli esperti incaricati dal gip di Roma Elvira Tamburelli al fine di appurare l’effettivo collegamento di causa-effetto che le lesioni hanno avuto nel decesso del giovane geometra romano. Sarebbe stato un attacco violento di questa patologia, di cui Cucchi soffriva, a determinarne il tracollo.

L’epilessia, dunque, e non i calci e i pugni. A cui va aggiunta l’inettitudine colpevole di chi avrebbe dovuto occuparsi delle condizioni di salute del giovane, e non l’ha fatto.

Ilaria Cucchi contro la perizia che sostiene la causa di morte per epilessia

La perizia Introna, dal nome di uno dei medici che l’ha redatta, è stata contestata - com’era prevedibile - dalla sorella di Stefano, Ilaria, che sulla sua pagina Facebook ha scritto un lungo post dal titolo “Avremo un processo per omicidio”. Nel post si dice convinta del fatto che, comunque, alla fine saranno processati gli indagati per omicidio preterintenzionale, nonostante le conclusioni a cui è giunto il collegio peritale. Non foss’altro perché il documento non può celare i danni causati dal violento pestaggio e perché non sta ai medici emettere la sentenza.

Delle risultanze, in ogni caso, si parlerà nell’udienza del 18 ottobre prossimo.

Cucchi come Piazza Fontana, casi giudiziari in attesa di giustizia

Al di là di come andrà a finire, la vicenda Cucchi ricorda molto da vicino tanti casi in cui la giustizia italiana si è arenata senza arrivare a un verdetto che non lasciasse sul campo “ragionevoli dubbi”.

La madre di tutte le stragi - chiamata così perché inaugurò la stagione sanguinosa degli anni di piombo -, quella di Piazza Fontana del 1969, probabilmente è l’esempio peggiore al riguardo. Anni di processi, condanne, assoluzioni e prescrizioni per approdare alla nebulosa di mandanti e assassini che tuttora avvolge l’eccidio della Banca nazionale dell’agricoltura di Milano.

Se paragonata alla scomparsa del povero Stefano Cucchi, Piazza Fontana giganteggia per la complessità del groviglio inestricabile di carte e di menzogne. Al suo confronto, la morte in circostanza misteriose di un ragazzo dedito all’uso di stupefacenti appare una bazzecola. Eppure il nostro sistema giudiziario, a sette anni di distanza, ancora non è riuscito a fare luce sulla settimana che precedette la fine dell’agonia di Stefano. Tanto che, sette anni dopo, non sappiamo ancora come e perché sia morto.