Il 5 ottobre è stata ricordata la morte di Steve Jobs, sopraggiunta nel 2011 a Palo Alto, California. I media mainstream lo hanno celebrato con servizi apologetici. E come avrebbero potuto non farlo? Macintosh, Pixar, iMac, iPod, iTunes, iPhone, iPad. Tutti prodotti del suo gioiellino: la Apple. Con il suo genio, Jobs ha contribuito a cambiare il modo di approcciare la realtà.

Onore quindi al pioniere del postmoderno, rispetto per tutti i suoi dipendenti. Dietro al mito, però, si nascondono segreti inconfessabili, tanto da far scrivere al "New York Times" che: "Se Steve Jobs fosse ancora vivo, oggi dovrebbe stare in carcere".

Lui che introdusse l’estetica nella Tecnologia. Lui che comprese le potenzialità rivoluzionarie del personal computer. Ma a meno di un mese dall’uscita del nuovo iPhone7, non se ne sente parlare che bene. Cosa si nasconde allora dietro l’idolo dei millennials?

Si nasce incendiari, si finisce pompieri

All’inizio, Steve Jobs è stato visto come il profeta della rivoluzione digitale, pronto ad abbattere le barriere dell’informazione e a democratizzare la comunicazione in uno scontro apocalittico tra la Silicon Valley e Wall Street. Peccato, però, che i colossi della costa ovest degli Stati Uniti si stiano lentamente uniformando al "modus operandi" della costa est, a partire dalle tendenze oligopolistiche.

Jobs, infatti, sottoscrisse un accordo segreto con altri giganti dell’hi-tech per tenere bassi gli stipendi dei suoi sottoposti. Il fondatore di Apple, nel 2005 arrivò a minacciare l’allora chief executive di Google, Eric Schmidt, tanto da convincerlo a tessere una tacita intesa per risparmiare sui costi della manodopera. L’alleanza è stata scoperta nel 2010 dal dipartimento di Giustizia: le persone danneggiate sono state più di 64mila.

Il Jobs mercanteè stato il protagonista dello scandalo delle stock option. Le opzioni per l’acquisto di azioni vengono utilizzate come premio di produzione per i manager, e spesso valgono più dello stipendio. Il meccanismo funziona più o meno in questo modo: si comprano azioni a un prezzo concordato a priori solo dopo una data predefinita.

Jobs retrodatò le sue, guadagnando 20 milioni di dollari netti.

Dall’operazione, uscirono danneggiati gli azionisti di Apple, ma la società scelse l’insabbiamento, assolvendo di fatto Jobs. Il defunto magnate ha vissuto da pescatore in cerca di pesci. Nel 2007, l’azienda ha lanciato sul mercato un iPhone da 599 dollari e gli "early adopters", coloro che farebbero di tutto per accaparrarsi qualunque prodotto per primi, hanno abboccato. Dopo meno di sessanta giorni, il prezzo è calato a 399 dollari. Di sicuro i soldi non sono andati al fisco, dato che fanno parte dei13 miliardi di tasse non pagatedall’azienda.

Il peccato più grave di Steve Jobs

Mike Daisey, autore dello spettacolo "Il tormento e l’estasi di Steve Jobs", ha portato in scena la sua esperienza alla fabbrica cinese di Foxconn di Shenzhen.

Dai cancelli della fabbrica, in cui non gli è stato permesso di entrare, l’artista ha visto tra gli operai anche bambini di tredici e dodici anni. Intervistando alcuni di loro, Daisey è venuto a conoscenza di turni di 14 ore giornalieri e di scioperi repressi con l'ausilio della forza. Se tutto questo fosse appurato, l’aforisma più celebre del fondatore di Apple, "siate affamati, siate folli", acquisterebbe tutt’altro significato. Vedendo tanti giovani con i prodotti della "mela morsicata" tra le mani, viene da domandarsi, parafrasando un tormentone dell’estate: "Che ne sanno i duemila di Steve Jobs?".