Oggi sarebbe dovuto essere un giorno di festa, un giorno di vittoria, un giorno storico per la Politica italiana e, invece non è andata così. Prevedibile? Forse sì. Già perché fin quando si parla di imporre nuove tasse sulle imprese, sulle case, sugli stipendi o più in generale sugli affari dei cittadini sembra importare ben poco e, ciò che si chiede è comprensione, sacrificio, comprensione e ancora una volta sacrificio. Ecco come però, quando i diretti interessati risultano essere proprio loro, cioè i nostri parlamentari e senatori, le cose cambino.

Oggi, 25 ottobre approdava in Parlamento su proposta del Movimento Cinquestelle la legge Lombardi, una legge innovativa che prevedeva un forte cambiamento economico e previdenziale nei confronti dei parlamentari e, per questo troppo sconveniente, forse. L'Assemblea di Montecitorio ha deciso per il no, con 109 voti di differenza, quindi il ddl torna in commissione. Un imponente striscione al di fuori dell'aula del Parlamento recitava oggi "Tagliatevi lo stipendio, la vera riforma è questa!". Indignazione, rabbia, sbalordimento: questi sono i sentimenti del popolo italiano nei confronti del Parlamento, cioè di quell'organo che dovrebbe rappresentarle la sua volontà sovrana che ancora oggi, invece, è stata nuovamente calpestata.

Infatti la legge Lombardi è stata solo una delle innumerevoli volte che nell'aula del Parlamento si è cercato di cambiare le cose. Nel 2010, ad esempio, la commissione Giovannini, ai tempi presieduta dall'allora presidente dell'Istat, volle approfondire riguardo alle differenze di stipendio tra i parlamentari italiani e quelli del resto dell'Europa.

Chiaramente ciò che emerse fu una spaventosa differenza di stipendio tra un parlamentare italiano e non, arrivando nel primo caso a superare perfino il doppio della cifra.

Anche nel 2010, sebbene fosse stato richiesto il dimezzamento delle indennità otto volte con ordini del giorno alla legge di Bilancio, questi riportarono tutti un esito negativo perché bocciati dalla maggioranza.

Ma, tornando ad oggi, possiamo senz'altro affermare che le cose non siano poi così tanto cambiate rispetto a sei anni fa. L'approvazione della legge Lombardisarebbe stata una grande vittoria del popolo italiano e sopratutto avrebbe costituito una prima vera e grande riforma. Le innovazioni di questo ddl sono molte. Prima di tutto avrebbe comportato un risparmio per la politica italiana di oltre 87 milioni di euro, ed inoltre, avrebbe comportato un taglio netto del 50 per cento dalla parte fissa delle indennità, risolvendosi così in una riduzione da 5 mila a 2500 euro nette al mese, escludendo ma comunque considerando la volontà di ridurre ulteriormente anche la diaria.

C'è chi addirittura ha affermato che l'approvazione della riforma di oggi avrebbe comportato un risparmio generale che neanche la stessa riforma della Costituzione potrebbe mai portare.

E allora, sorge spontanea una domanda: perché non approvare una legge così? La risposta è molto semplice ma, fino a quando non apriremo veramente gli occhi e non smetteremo di arrabbiarci più che per una partita di calcio persa piuttosto che per una situazione che non ha eguali nel resto dell'Europa, le cose difficilmente cambieranno. Ricordiamoci sempre che << la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione >> e, che questo è un principio fondamentale inderogabile.