Da un talent musicale ti aspetti una cosa soltanto: che si faccia buona musica. Proseguendo un trend già disastroso, gli homevisit confermano che X Factor 10 assomigli sempre di più a una puntata de La Corrida che a una sfida fra talenti canori.
È così che nella puntata in onda il 20 ottobre su SkyUno e in replica il giorno successivo su TV8 si decidono finalmente i nomi dei dodici finalisti ma gli unici ad essere davvero sulla corda sono proprio loro. Noi, gli inermi spettatori sul divano, dobbiamo lottare soprattutto con gli sbadigli e la tentazione di spegnere la tv prima ancora che la puntata si sia conclusa.
Fedez il tormentato e Arisa la maestrina
La serata si apre con i dilemmi di Fedez che, nonostante le discrete voci da lui scelte, si ritrova a fronteggiare lo stesso problema dei bootcamp: concorrenti con poca personalità che, in barba alle capacità tecniche, scelgono pezzi sbagliati e si lanciano in arditi vocalizzi molto scolastici e poco emozionali. La spuntano Gaia, Roshelle e Caterina, forse più per l’emotività che sanno creare attorno al proprio personaggio, che per le loro doti – che sono comunque notevoli rispetto alla media dei concorrenti delle altre categorie.
È con Arisa che si rivela la categoria debole dell’anno. Prendendo il non ambito testimone di Skin, che aveva portato ai live i soggetti più giovani e meno maturi fra le under donne, Arisa fa capire chiaro e tondo che si sente come una regina fra i suoi principi e si ritrova a fare i conti con concorrenti che alla terza esibizione già dimostrano tutti i loro limiti.
Loomy viene scelto perché “racconta tante storie”, Fem è “piaciuto tantissimo” e Diego Conti è più normale e gestibile di Pink Gijibae. Non è neanche più il requisito della commerciabilità a essere il prevedibile criterio di scelta ma il puro istinto di pancia di Arisa, alla ricerca dei talenti più malleabili e meno incisivi possibile.
I dolori di Manuel Agnelli e i dubbi di Alvaro Soler
E come se la cavano i due novelli giudici nel loro lavoro? Manuel prende dannatamente sul serio il suo ruolo di giudice, tanto che ogni scelta pesa personalmente su di lui quanto sui concorrenti che vengono eliminati. Il suo dilemma, tuttavia, è lo stesso che investe anche gli spettatori sempre più anestetizzati da performance tecnicamente gradevoli ma prive di anima.
Tutti, anche chi aveva spiccato alle audizioni, si rivelano titubanti e privi di una personalità vera, ripiegandosi su cover poco movimentate. Alla fine sono Andrea, Eva e Silva Fortes a spuntarla.
Alvaro Soler è il più confuso fra tutti. Non ci sono scelte di pancia o di testa e nemmeno di cuore nel suo caso ma solo tanta approssimazione. Non apprezza i Jarvis ma li ha voluti comunque agli homevisit; non sa cosa pensare dei Soul System, per lui contemporaneamente troppo e troppo poco innovativi. Ogni esibizione lo lascia perplesso e scontento e proprio a lui tocca tornare sulle sue scelte. Se alla fine assieme ai già favoriti Daiana Lou, arrivano alla finale anche i Les Enfants e i Jarvis, il colpo di scena è dietro l’angolo.
Questi ultimi, per non meglio precisati motivi personali, rinunciano alla finale e sono i Soul System ad accedervi al loro posto.
La sensazione generale è proprio quella di una grande confusione: concorrenti poco motivati che si sfilano dall’ambita finale, giudici assaliti da troppi dubbi e ripensamenti e una regia che finora ha fatto dell’esaltazione del caso umano la forte debolezza di questa decima edizione.
Di questo passo i live promettono di essere ancora più deludenti.