i medici si conferma una hit anche nella serata del primo Novembre ma, se gli ascolti sembrano premiare la nuova serie storica della RAI, non si può dire che sceneggiatori e cast facciano un buon servizio a quella che poteva essere una trama storica fitta dei migliori intrighi.
Se ci eravamo lasciati alle spalle un malaticcio Cosimo de Medici in esilio, determinato a non restarci più del necessario, e avevamo detto addio a un bel pezzo di fedeltà storica con l’episodio della peste fuori tempo massimo, gli episodi cinque e sei de I Medici sembrano prendere la strada della fantastoria con fin troppa convinzione.
E il rischio di melodramma da soap opera cheap è dietro l’angolo.
Un doge galeotto e vecchie fiamme che ritornano
I fronti si spaccano e la storia segue su due binari paralleli le gesta di Cosimo a Venezia e la dura resistenza di Contessina a Firenze, che prova in ogni modo a perorare la causa del marito lontano.
La sceneggiatura si è ormai incastrata su due cliché fissi: quando ha dei problemi, Cosimo sfodera il ricatto monetario o fa balenare la sua passione per le Grandi Opere artistiche; dall’altro lato Rinaldo degli Albizzi e la sua ossessione per il capofamiglia mediceo, unita a un amore per la democrazia fin troppo anti-storico, offre sempre l’unico motivo di contrasto della trama di ogni puntata.
La noia si farebbe feroce, se non fosse che gli sceneggiatori decidono di tirare in ballo Ezio, l’antico amore di Contessina, che cerca invano di spingerla a fuggire con lui e ne ricava soltanto un tradimento da parte sua, pronta a rinunciare ai desideri del cuore per aiutare suo marito a tramare contro gli Albizzi. A Venezia, sia Cosimo sia la cognata Lucrezia sono tentati dalle bellezze locali, ma se la seconda rifiuta le lusinghe di Jacopo Foscari, il primo intreccia una scontata relazione amorosa con Maddalena.
Nel mezzo il povero Marco Bello fa il giro d’Italia a cavallo, affannandosi a portare dispacci segreti a destra e a manca, e Lorenzo viene tirato in ballo ogni volta che c’è da combinare qualche guaio, giusto per far apparire suo fratello più intelligente.
L’unico elemento storico sono le mura della città
Le pretese storiche de I Medici erano già basse ma ormai sono soltanto gli intrallazzi familiari di casa Medici a occupare il centro della scena ma finiscono solo per fare il verso all’ennesima fiction troppo italiana.
Mogli che in pieno Quattrocento si lamentano della fedeltà del marito, membri della Signoria che parlano a vanvera di democrazia e popolo affamato, richiamandosi a concetti che di rinascimentale hanno poco.
Su tutto spicca la vetusta ipocrisia con cui quelli che avrebbero dovuto essere i capolavori di intrigo politico di Cosimo vengono ridotti a mediocri mezzucci, motivati da ideali posticci. A peggiorare il tutto attori troppo giovani e tirati per i ruoli che dovrebbero interpretare, un Richard Madden sempre più di plastica, scelte di regia infelici – come il rallenty che parte sull’assassinio di Rinaldo e di drammatico ha ben poco.
Contessina resta ancora un personaggio per cui continuare a tifare ma è un po’ poco, in relazione a quanto rapido sia stato il declino delle aspirazioni di una Serie TV che si è rivelata scialba e sciatta.
Ancora due puntate alla fine ma, dalle preview par di capire che agli sceneggiatori interessi quello che accade nel letto di Cosimo, piuttosto che l’intricata storia politica in cui ha giocato un ruolo fondamentale.