La violenza sulle donne è un tema quanto mai sentito in tutto il mondo da almeno 40 anni. il 25 novembre si terrà anche in Italia la Giornata contro la Violenza sulle Donne, con donne e uomini del Fronte di Lotta No Austerity a sostenere questa causa, con varie manifestazioni anche il giorno dopo a Roma e Milano. Se il ruolo della donna è profondamente cambiato grazie alle lotte femministe degli anni settanta, la strada è ancora lunga per una parità non solo sul lavoro ma anche nella società ed all'interno della famiglia. In molti strati della società ancora vige una visione distorta della donna, "proprietà" del maschio "alfa" a volte padre, altre compagno, altre amico rifiutato che ha la pretesa di raddrizzare la femmina che mette in discussione la propria posizione subordinata.
Le violenze di genere, non solo fisiche ma soprattutto di natura psicologica, visti gli ultimi casi sul web, si perpetuano sempre più. L’Italia è uno dei paesi in cui questa piaga è maggiormente presente, anche per un retaggio di una cultura prettamente catto-maschilista: solo negli ultimi anni la Chiesa ha rivisto positivamente il ruolo della donna.
Prima che venisse sdoganato il termine femminicidio si tendeva a chiamarli delitti passionali
Peccato che 9 volte su 10 la vittima di questi delitti fosse donna. Allora si pensava che il movente fosse l'amore, quello che non tollera incertezze, esclusivo ed unico. Quello che spinge l'assassino ad uccidere la moglie o la compagna proprio perché la "amava".
Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all'uomo, tanto più l'uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, violento. L'uomo violento può essere di buona famiglia e avere un buon livello di istruzione, poco importa il lavoro che fa o la posizione sociale che occupa.
Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e spesso per debolezza vogliono controllare la donna e sottometterla al proprio volere. Progressivamente trasformano la vita della donna in un incubo. E, quando la donna cerca di rifarsi la vita con un altro, la cercano, la minacciano, la picchiano, talvolta l'uccidono.
Paradossalmente molti di questi delitti passionali non sono altro che il sintomo del "declino dell'impero patriarcale".
Il profilo del maschilista è quello di un uomo all'apparenza integrato ma violento contro la "sua" donna
Non deve sorprendere che in questo contesto sociale le immagini della povera Tiziana Cantone siano girate sui cellulari di tanti maschi alfa, pronti a condannarla nei termini più abbietti che si possano usare, oppure considerala una preda facile da poter usare per soddisfare i loro bassi insisti. Ed in tutto questo spesso nessuna solidarietà femminile verso la vittima, perché in tante donne si sono radicati pregiudizi ed intolleranza verso una donna che viva in maniera più libera la propria sessualità.
E se Tiziana ha commesso una leggerezza nel fidarsi degli uomini sbagliati, il sessismo non cambia certo anche se una donna fa un qualcosa di prettamente maschile, come andare nelle zone di guerra per portare il proprio aiuto. Un anno fa due giovanissime donne, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, furono tenute in ostaggio in Siria per ben 5 mesi e mezzo e poi liberate dietro un probabile (ma non certo) pagamento di un riscatto da parte del governo italiano. L'accanimento misogino subito da entrambe nel post liberazione fu vergognoso: invece di essere protette, furono attaccate prima dai giornali, poi sbeffeggiate pesantemente sui social network dove si ironizza su un loro presunto ingrassamento durante la prigionia, e infine accusate da un Senatore di aver avuto rapporti sessuali consenzienti con i loro rapitori.
Eppure nessuno parlò di violenza del web verso queste ed altre donne, perché in Italia è così: o ci scappa il morto, oppure l'indignazione di circostanza non è nemmeno contemplata verso questi maschilisti 2.0, i Landrù del web.