L’internamento di giapponesi, tedeschi e italiani durante la seconda guerra mondiale utilizzato per giustificare il registro dei musulmani proposto dal presidente eletto Donald Trump, non è un esempio da utilizzare nel ventunesimo secolo. Tale pratica si verificò durante un formale stato di guerra che non esiste oggigiorno. In ogni caso, una mossa del genere dal nuovo presidente non solo porrebbe molte domande, ma avrebbe conseguenze serie per gli Stati Uniti.

Domande da porre

Sarebbe legittimo chiedere alla nuova amministrazione se intende dichiarare formalmente guerra all’Islam per giustificare il registro dei suoi fedeli negli Stati Uniti.

Le conseguenze di una mossa del genere sarebbero più estese di quel che alcuni pensano e le domande da porre sarebbero molte. È’ possibile dichiarare guerra a una religione, o limitarla solo a una gruppo o una setta al suo interno? Una mossa del genere vorrebbe anche dire che gli Stati Uniti sarebbero in guerra anche con paesi come l’Arabia Saudita e il Pakistan dove l’Islam è la religione di Stato? Altri gruppi sarebbero soggetti a un trattamento simile?

Naturalmente una decisione del genere sarebbe soggetta al giudizio della Corte Suprema sulla base della libertà di culto contenuta nella Costituzione americana e anche se tali misure tendono a prevenire una qualche colpevolezza futura per associazione e, se la misura, ora illegittima negli USA, fosse accettata e tale associazione fosse estesa ad altri gruppi in termini di appartenenza religiosa, si cadrebbe anche nella sfera della legge penale.

Mantenere fede con il passato

Gli Stati Uniti furono fondati dai discendenti dei Padri Pellegrini che erano fuggiti dall’Europa da persecuzioni religiose e perciò hanno sempre difeso i diritti delle minoranze religiose in tutto il mondo. La decisione di registrare, oppure internare Musulmani, con la scusa banale di “difendere il paese” avrebbe inevitabilmente l’effetto non solo di venire meno al proprio passato ma anche di negare agli Stati Uniti il diritto morale di intervenire con altri paesi per difendere i diritti individuali e la Libertà .

Avrebbe anche un’altra conseguenza disastrosa. Chiunque segue la politica internazionale sa che l’Islàm è diviso e le origini degli scontri in giro per il mondo sono tanto tra i maggiori gruppi al suo interno, i Sunniti e gli Sciiti, quanto contro le ingiustizie vere, o percepite, del mondo occidentale contro i musulmani. Qualsiasi mossa contro i musulmani negli USA a causa della loro fede avrebbe il potenziale vero di unire i due gruppi contro il nemico comune e quindi rendere la lotta internazionale contro il terrorismo ancora più estesa e difficile.

Inoltre, questo metterebbe a dura prova i rapporti tra gli Stati Uniti e molti dei suoi alleati in questa lotta.

I problemi affrontati dal mondo contro gruppi islamici radicali non può essere affrontato da un paese da solo, o negando quei diritti e libertà che compongono le moderne democrazie occidentali. Può essere combattuta e vinta soltanto lottando insieme agli altri paesi minacciati dai fanatici e questi devono per forza comprendere i paesi musulmani che hanno sofferto anche loro nelle mani dei terroristi.

Realtà e non retorica

La nuova amministrazione americana deve capire le differenze tra la retorica e la realtà e che qualsiasi azione deve essere in linea con i principi base della Costituzione americana che è stata l’origine del suo ruolo determinante nelle sconfitte delle dittature del passato e che non si può fare con atti di discriminazione contro i propri cittadini.

Possiamo sperare solo che la parola “registro” sarà limitata ai libri di Storia e che non diventerà parte delle cronache del prossimo futuro perché sarebbe una vergogna per il mondo occidentale.