A cosa servono i desideri, edito da Mondadori, è l'ultima 'fatica letteraria' dello scrittore bresciano Fabio Volo.

Sul web subito appena dopo l'uscita, sono iniziate le prime critiche che hanno accusato lo speaker di Radio Deejay di non aver pubblicato un vero e proprio romanzo, bensì qualcosa di più simile a una 'trovata pubblicitaria', essendo l'opera costituita in larga parte da pagine non scritte.

Così spinto dalla curiosità e dalla voglia di verificare quanto ci fosse di vero in queste accuse sono andato in libreria e ho verificato di persona.

Effettivamente, è così. Sfogliando A cosa servono i desideri, ne ho avuto immediatamente la conferma: trattasi di un libro con molte pagine vuote nel senso letterale del termine (preciso, non è uno scherzo!).

Questa nuova opera di Fabio Volo, nella seconda parte, è formata esclusivamente da tante domande e tanti puntini sospensivi. Come dire, la risposta a quelle domande la può scrivere direttamente il lettore.

Un libro da... non leggere

Da lettore onnivoro che divora mediamente sette/otto libri al mese, da e-book di esordienti a classici di autori diventati immortali, penso che l'ultimo libro di Volo sia semplicemente una 'furbata'.

Sono circa 150 pagine che si leggono in trenta minuti (smartphone in mano per cronometrare il tempo effettivo di lettura), al prezzo di copertina di 12 euro che, con tutti i sconti del caso, può arrivare a 10 euro, mentre l'e-book è disponibile su tutti i book shop on line a sette euro.

Dunque, se l'idea del taccuino ritrovato poteva essere un ottimo spunto di partenza per costruire un libro davvero originale, la seconda parte è il vero punto di debolezza del testo. Tante domande, alcune anche abbastanza banali, seguite da troppi puntini sospensivi e tanto spazio vuoto.

Insomma, leggendo le innumerevoli critiche che sta ricevendo anche dai suoi lettori su Amazon, pare proprio che questa volta Fabio Volo abbia steccato in pieno.

Magari, avrebbe potuto rispondere prima lui a quei quesiti, creando una vera e propria interazione con i suoi lettori, una specie di diario a due voci (quella dello scrittore e quella del lettore) che di per sé avrebbe potuto generare spunti di riflessione davvero interessanti.

O magari, A cosa servono i desideri, poteva semplicemente essere messo in vendita a un prezzo inferiore.