Notti insonni e anni passati sui libri a preparare esami su esami: non è forse questo il destino di tutti gli studenti universitari? E nella mente di tutti loro nascerà, come spontanea, una semplice domanda: "Ma poi, alla fine, questa laurea a che mi serve?". Nessuno si azzarda a rispondergli. C'è chi nicchia, chi sorride amaramente e chi dà pacche sulle spalle, come se volesse manifestare una sorta di solidarietà. Certo che a vedere la composizione del nuovo governo qualche dubbio può anche venire...

L'ultimo caso è quello di Valeria Fedeli, nuovo ministro dell'Istruzione dell'appena nato governo Gentiloni.

"La ministra non ha lauree. Si è trattato di un infortunio lessicale": è questa la risposta dello staff, dopo la polemica scaturita sulla falsità della sua laurea in servizi sociali. Inciampo lessicale? E che vorrà mai dire? Meglio lasciar perdere. Non si spara troppo sulla Croce Rossa. Anzi, c'è la soluzione. La Fedeli potrà sedersi accanto a Beatrice Lorenzin, confermatissima ministro della Sanità.

D'altronde, una mossa politica, strategica e pubblicitaria come quella del Fertility day non può che valere una meritatissima riconferma. Titolo di studio? Anche per la titolare del dicastero alla salute solo una semplice maturità al Liceo classico. Nessuna laurea? Sì, ma forse non c'era chi nutriva particolari dubbi su ciò.

Per dire di fare figli non è mica un qualcosa di essenziale.

Ok, sia chiaro, la laurea non è sempre sinonimo di intelligenza e chissà quali inarrivabili capacità. Però viviamo in un Paese dove per diventare insegnanti o medici occorre studiare, fare corsi e partecipare a concorsi. E non sempre tutto va bene. Per non parlare dei curriculum spulciati sino all'ultima virgola anche per fare l'umile portapizza.

Ma magari in tutto questo c'è un chiaro segnale alle nuove generazioni. Ragazzi, se i vostri genitori vi diranno che dovrete studiare voi sentitevi liberi di rispondere "No mamma, no papà! Mi dispiace, ma ho deciso di non andare all'università. Perché io da grande voglio fare il ministro. E per quello mica serve avere la laurea...".