Ormai è fatta. Sarà Paolo Gentiloni a continuare la legislatura abbandonata da Renzi. Stessa squadra ma capitano diverso. La ferita sembra essere, momentaneamente, tamponata, ma lo scenario politico dell'ultima settimana mi lascia alquanto titubante. Seppur favorevole al No, non riesco a trovare niente per cui valga la pena festeggiare.

Il referendum

Nonostante si fosse più volte sottolineato che non si trattava di un voto pro/contro Renzi, lo stesso premier, con la promessa di dimettersi in caso di vittoria del No, ha finito per personalizzarlo più di quanto potessimo fare noi elettori.

Ha legato all'esito finale le sorti sue e quelle dell'intero partito, favorendo, senza sapere, il gioco dei suoi avversarsi. Quella che doveva essere una risposta alla riforma, è diventata una presa di posizione a favore o contro il governo, perdendo per strada il vero significato del referendum.

Hanno fatto, entrambi gli schieramenti, una campagna referendaria dalla risonanza mediatica fuori dal normale. Hanno cercato di portarci dalla propria parte imboccandoci pillole di qualunquismo, o, schierando personaggi famosi perché possibili raccoglitori di voti.

L'esito

Se Renzi lo ha personalizzato, c'è chi dall'altra parte lo ha cavalcato. Dietro ad una consultazione popolare in diversi hanno visto un'opportunità per se stessi.

Così, mentre Renzi manteneva la parola data, dimettendosi, c'è chi intorno a lui si sfregava le mani guardando con occhio lucido alla poltrona. Nessuno, in tutto questo caos, ha veramente pensato al bene dell'Italia se non Mattarella. Renzi ha deciso che la sua faccia fosse più importante. Come un adolescente deluso da un amore non corrisposto è tornato a casa sua, e prima di addormentarsi ha scritto una lettera d'addio alla crudele fidanzata che lo ha ferito.

“Mille giorni di te e di me” cantava Baglioni. E dopo “mille giorni di governo fantastici - scrive amareggiato - torno semplice cittadino”. Ma chi gliel'ha chiesto? Nel quesito referendario c'era per caso scritto: vuoi che Renzi continui a governare? Che io sappia no. Una decisione, la sua, che non capisco, soprattutto dopo aver visto quasi tutti i suoi ministri venire riconfermati in questo governo "riparatore".

La coerenza, quella di cui tanti parlano, l'avrebbe dimostrata portando a fine la legislatura "nell'interesse esclusivo della Nazione", accettando la decisione popolare e cercando di risolvere tutti i problemi esistenti, invece di lanciare la patata bollente nelle mani di un altro.

D'altra parte, gli altri, dovrebbero smetterla di volare sopra la sua carcassa come tanti avvoltoi, perché la salute in pericolo non è certo quella di Renzi. Basta con gli slogan acchiappa voti, ne abbiamo piene le orecchie. Se non fossero accecati da questo gioco di ruoli, in cui si ergono a salvatori della Patria, si accorgerebbero loro stessi di non essere pronti a guidare un Paese difficile come l'Italia, o che il loro momento è ormai passato.

Non so voi, ma io sarei in difficoltà se dovessi votare a breve. Non saprei proprio chi voler vedere a palazzo Chigi: se Salvini con la sua ruspa o Di Battista con la sua motocicletta. Non saprei se sperare in un cambiamento che potrebbe non rivelarsi tale o, addirittura, in un ritorno di fiamma berlusconiano.

Ad ogni modo, quello che emerge dalla situazione attuale è la mancanza di un vero leader, e in questo caotico braccio di ferro a pagarne le conseguenze saranno sempre i cittadini.