Chi pensava ad una notte insonne di fronte alla tv nel segno della maratona Mentana si sbagliava di grosso. Trenta minuti dopo la mezzanotte della notte tra il 4 e il 5 dicembre 2016, infatti, era già tutto finito. I dati di exit-polls e proiezioni sul referendum costituzionale davano unanimemente il No in vantaggio con circa il 60% contro il 40% di Si. La profezia di Renato Brunetta si era avverata. Esattamente alle 00.25 del 5 dicembre il presidente del Consiglio Matteo Renzi pronunciava la fatidica parola “dimissioni” durante un discorso di 10 minuti e 35 secondi che hanno, di fatto, già cambiato le sorti politiche del Paese.
Ma leggiamo e rivediamo ciò che ha detto l’ormai ex premier.
L’annuncio delle dimissioni di Renzi in pillole
L’esordio è uno scontato elogio della partecipazione del popolo italiano a quella che Renzi definisce “una grande festa per la democrazia”. Il premier dimissionario si dice “orgoglioso” dell’opportunità (prevista per legge ndr) che il Parlamento, “su iniziativa del governo” ha concesso agli italiani di dire la loro sulla riforma Boschi. Renzi non può che accettare il “modo netto” con cui il No ha vinto e, forse sarcasticamente, si congratula con i "leader del fronte del No” sui quali cerca di scaricare “oneri ed onori” della vittoria. Compresa la proposta sulla legge elettorale, anche se è il ‘suo’ Pd ad avere ancora la maggioranza in parlamento, con conseguente dovere di mettere mano all’Italicum.
Dopo la parentesi dedicata all’“abbraccio” dedicato agli oltre 13 milioni sostenitori del Si, il cui impegno non è stato sufficiente perché “volevamo vincere, non partecipare”, Renzi si assume “tutte le responsabilità della sconfitta”. “Ho perso io, non voi”, aggiunge con voce tremante. Poi, il suo discorso assume quasi i toni di un grido di dolore.
“Ho perso e lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola”, rivendica provando a rimarcare la sua presunta distanza dal resto della casta.
Subito dopo arriva la conferma della notizia che tutti si aspettano: “Come era evidente e scontato dal primo giorno, l’esperienza del mio governo finisce qui”. Il tono sembra ultimativo, ma i dubbi sulle sue scelte politiche nel prossimo futuro permangono tutti, anche se lui stesso assicura che “salirò al Quirinale dove al presidente della Repubblica consegnerò le mie dimissioni”.
Il governo, però, resterà sicuramente in carica fino all’approvazione della legge si Stabilità. Segue un noioso elenco di tutte le leggi approvate durante i 1000 giorni del suo Esecutivo.
Il finale sembra tratto da una puntata di Uomini e Donne, o del Grande Fratello Vip, perché un Renzi visibilmente emozionato e con la voce rotta da un refolo di pianto ringrazia la moglie Agnese, lì presente, “per aver sopportato la fatica di mille giorni” e i figli. Ma è la frase conclusiva del discorso a contribuire a tenere alta la suspence: “Ora per me è il tempo di rimettersi in cammino”.