Non sono giorni facili per il Movimento 5 Stelle. La forza politica creata da Beppe Grillo sta cercando faticosamente di superare la prima fase della sua esperienza, quella della protesta fine a se stessa, ma la strada intrapresa non è delle più semplici. Già nei giorni scorsi l’adozione di un codice di comportamento per i propri iscritti aveva sollevato qualche perplessità nella base, relativamente a quella parte che non prevede nessun provvedimento disciplinare automatico in caso di avviso di garanzia. E molti militanti non hanno compreso nemmeno la scelta di abbandonare il gruppo formato al parlamento europeo con Nigel Farage, leader dell'Ukip e fautore della Brexit, per passare con i liberali dell’Alde di Guy Verhofstadt.

Il sondaggio online

Un cambiamento di rotta annunciato con un sondaggio online nel quale si chiedeva agli iscritti al blog di Beppe Grillo di scegliere se lasciare tutto così com’è ora, rimanendo con gli euroscettici, passare con i liberali, oppure proseguire l’esperienza in Europa da soli. Hanno votato in 40.654: il passaggio all'Alde ha convinto il 78,5% dei votanti (pari a 31.914 persone), in 6.444 hanno scelto la permanenza nell'Efdd e in 2.296 di confluire nei non iscritti. La partecipazione ad un gruppo parlamentare garantisce vantaggi economici, ma anche operativi per facilitare il lavoro di “portavoce” in Europa. Una necessità pratica che però si va a scontrare con le differenze su molte questioni relative all’Ue: dal Ttip all’euro sono forse troppi i temi cruciali su cui le posizioni con l’Alde divergono.

Già i Verdi avevano rifiutato ogni contatto col M5S, ora tocca allo stesso Verhofstadt rimangiarsi l’accordo col movimento, concluso il 4 gennaio, che metteva in evidenza i punti in comune: i diritti e le libertà.

La bocciatura dell’Alde

Infatti, dopo le numerose proteste degli altri membri dell’Alde – alcuni, come la francese Sylvie Goulard, molto vicini a Mario Monti – il capogruppo Guy Verhofstadt è stato costretto a rinunciare all'alleanza.

L'ex premier belga ha spiegato di essere "arrivato alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l'Europa", ribadendo le differenze fondamentali sulle questioni europee chiave.

I piani del M5S per il futuro

Non si è fatta attendere la risposta piccata di Beppe Grillo: “L'establishment ha deciso di fermare l'ingresso del M5S nel terzo gruppo più grande del Parlamento europeo per rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma” ha spiegato sul suo blog.

Aggiungendo che “tutte le forze possibili si sono mosse contro: perché abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima”. La delegazione del Movimento 5 Stelle a Bruxelles continuerà la sua attività per creare un gruppo politico autonomo per la prossima legislatura: il Ddm (Direct Democracy Movement). Ma cosa accadrà nel frattempo? Un ritorno da Farage con la coda fra le gambe o, paradossalmente la scelta meno votata nel sondaggio online, quella di continuare da soli? Di certo la strada da movimento di lotta a forza di governo si rivela per il M5S ancora più in salita.