Non poteva passare inosservato il nuovo codice di comportamento adottato dai rappresentanti del Movimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie. Infatti cambiano profondamente gli atteggiamenti della forza politica verso i propri membri indagati: una vera e propria “rivoluzione garantista” rispetto ad alcune posizioni portate avanti fino ad ora. Se una condanna di primo grado rimane “grave e incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva”, aumenta invece la tolleranza in caso di “informazioni di garanzia” o di un “avviso di conclusione delle indagini”, che non comportano automaticamente una “valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce”.
Quindi maggiore severità rispetto agli altri in caso di condanna, anche se di primo grado, con patteggiamento o in caso di prescrizione, ma nessun provvedimento quando arriva un semplice avviso di garanzia. A decidere saranno il garante del M5S (Grillo stesso), il Collegio dei Probiviri o il Comitato d'Appello. Sarà obbligatorio informare “il gestore del sito” di eventuali indagini o condanne.
La rivincita di Pizzarotti
Molti vi hanno letto una norma “ad personam” per la sindaca di Roma Virginia Raggi, che rischia di essere coinvolta in alcune inchieste relative a Raffaele Marra, ma in realtà a ben vedere questo è un segnale di crescita del M5S, da semplice movimento di protesta a forza di governo in numerose realtà locali, in cui facilmente gli amministratori possono incappare in qualche inchiesta giudiziaria.
Diventa indispensabile dotarsi di un'organizzazione interna per far fronte a queste evenienze. Ne sa qualcosa il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti – allontanato del movimento in seguito a un’inchiesta su un abuso d’ufficio, poi conclusasi con un nulla di fatto – che oggi può levarsi qualche sassolino dalla scarpa, visto che all’epoca aveva chiesto queste misure.
“A distanza di mesi, è arrivata la conferma di quanto ho sempre fatto notare – ha scritto su facebook – chi evidenzia le incongruenze ed i gravi errori di una forza politica non è un traditore, né un infiltrato, ma una persona che con onestà intellettuale dice le cose esattamente come stanno, proponendo soluzioni senza aver paura delle conseguenze”.
Mentre per Pizzarotti “chi tace, piega la testa e non sa formulare un benché minimo pensiero critico è solo uno yes-man”, figura molto presente nel movimento, in cui invece ci sono “pochi politici con una loro coerenza e autonomia”.
Lo scontro con il Pd
Non potevano mancare i commenti delle altre forze politiche, da sempre criticate dal M5S per la questione morale. In particolare sono arrivati strali dal Partito Democratico, in cui c’è anche chi ha parlato di “tomba del grillismo” o di “codice salva-Raggi”. Più articolato il giudizio del presidente del Pd Matteo Orfini per il quale “la notizia che Grillo si scopra garantista è un passo avanti verso la civiltà del Movimento 5 Stelle, ma si segnala la totale mancanza di procedure trasparenti e democratiche in uno dei principali partiti del Paese, in cui a decidere alla fine sarà in ogni caso una società privata”.
A rispondere a questi commenti il deputato M5S Danilo Toninelli che nota come “certi partiti farebbero meglio a tacere e guardare la trave nel loro occhio”. Gli fa eco il collega Alfonso Buonafede secondo il quale “alcuni avversari che hanno sempre difeso gli amici e la casta non riescono nemmeno a comprendere il significato del codice etico”.