Capita che un certo giornalismo, sradicato dal territorio d'origine, rischi di perdere il rapporto con la quotidianità della narrazione, di diluire il reale contatto con il lettore, che il territorio lo vive ed abita. Questo sembra stia capitando a Roberto Saviano rispetto a Napoli ed alla Campania che raccontava in "Gomorra". Un tempo amatissimo dai napoletani, a leggere quello che si dice di lui via social network, sembra che chi è stato in passato un suo lettore appassionato, disilluso, non si rifletta più nella sua lettura e narrazione delle problematiche del territorio.

Capita che il saggista, si ritrovi nella giornata della Befana, una simbolica tirata d'orecchie da parte del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, simbolo di lotta per la legalità e del senso civico. De Magistris, attraverso la sua pagina Facebook (social network che anche Roberto Saviano utilizza per le sue analisi quotidiane, ma ormai chi non lo usa?) gli rivolge una lettera aperta dove l'invita a passeggiare per le strade di Napoli tra la gente. Il Sindaco De Magistris, accusa nella missiva il giornalista di cavalcare la viralità delle notizie che arrivano da Napoli, per interpretarle e godere nell'accreditare la sua narrazione, legittimandone il mercato.

Pensate un poco, qualche anno fa le stesse cose erano dette soltanto su Casal di Principe, adesso l'argomento della confutazione dell'etica giornalistica di Saviano è all'ordine del giorno dovunque a Napoli.

Luigi De Magistris accusa Roberto Saviano di malafede, di strizzare l'occhio al suo brand che vende se la sua narrazione appare verosimile. Istiga inoltre il giornalista a passeggiare per le strade di Napoli senza avere paura delle persone che incontra. Chiede infine apertamente, di non speculare più sulla pelle e sulle sofferenze dei Napoletani, di non farlo perché lui non è il depositario di una verità assoluta.

Indubbiamente è cambiato un clima intorno a Saviano ed è cambiata la città di Napoli con la giunta De Magistris. Questo lo manifestano giornalisti scomodi e sotto scorta come Sandro Ruotolo e molti artisti della scena napoletana. Saviano però sull'argomento non accetta repliche ed elude la discussione su cosa sia o stia diventando Napoli a distanza di dieci anni dal suo primo storico lavoro giornalistico "Gomorra".