La scorsa settimana, lunedì 25 giugno, si è svolto a Napoli, nel Rione Sanità, il funerale dell'artista Gennaro Cilento, scomparso prematuramente all'età di quarantatré anni causa infarto. La cerimonia funebre si è svolta presso la chiesa di Santa Maria dei Vergini alla Sanità.
Gennaro Cilento era un artista, uno che ha scritto e determinato la Storia dell'Arte napoletana in transito da un millennio all'altro, non a caso a salutarlo erano presenti moltissimi artisti della sua generazione, tra i quali lo scrivente Mimmo Di Caterino, indegno dell'aggettivo artista, ma che ha sempre ritenuto Gennaro più di un fratello, compagno di strada e di percorso di ricerca di senso, d'arte e di vita; Luigi Ambrosio, artista e oggi uno dei più autorevoli tatuatori della scena napoletana, con lui aveva storicamente condiviso con la posse "Mario Pesce a Fore" una feroce critica all'Istituzione Accademia di Belle Arti.
Accademia, per la posse, colpevole d'essere supina rispetto a logiche di mercato privato che poco avevano a che fare con la pubblica ricerca artistica residente; Giuseppe Labriola, che con lui proveniva dall'Istituto d'arte Palizzi (dove Gennaro si era già distinto come intelligenza artistica e pittorica fuori dall'ordinario); Anna Cotugno, di fatto la depositaria di tutta la produzione e l'intimità dei pensieri e delle riflessioni d'arte e di vita del Maestro della trip art; il gallerista Salvatore Serio, prima che gallerista amico e profondo estimatore della ricerca artistica di Gennaro; Sarah Rapagiolo, che negli anni Novanta commissionò a Gennaro importanti lavori di decorazione pittorica tra Napoli e Londra in spazi che connettevano ricerca artistica e moda e che ha sempre lavorato a progetti creativi, fondati sull'incredibile talento tra visionarietà e distopia dell'artista; Maria Manna, pittrice, che ha salutato Gennaro con una performance dove palloncini colorati, i suoi colori, volavano in cielo verso l'altrove; Gennaro Patrone, attore, regista e commediografo, come Gennaro Cilento, anima creativa del quartiere Sanità; Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma dell'officina creativa Lineadarte che con artisti come Gennaro ha rivoluzionato la percezione delle ricerche artistiche residenti in una piazza Accademica e conservatrice come quella Napoletana; Luigi Piccirillo, amico e artista che aveva in comune con Gennaro la frequentazione della galleria Serio; artisti come Enza Voglio, Giacomo Montanaro, Michele Auletta e Massimiliano Mirabella che con Gennaro avevano condiviso la frequentazione di spazi e laboratori d'Accademia e che non hanno mai perso occasione per manifestargli stima e affetto; Massimo Pastore fotografo dall'innata sensibilità popolare; Marco e Enzo Ramaglia dello storico esercizio commerciale Gino Ramaglia per Belle Arti, luogo d'incontro e di scontro generazionale tra Maestri e studenti che in spazi e tempi storici differenti, si sono confrontanti sul senso del fare arte e ancora Marzia Vetrano, Alessandro Papari, Massimo Campagna, Luigi Oliva, Antonella Raio, Antonio Conte, Giovanni Circelli, Raffaella Gargiulo e tanti tanti altri autorevoli esponenti della scena artistica napoletana della generazione di Gennaro.
Gennaro Cilento, artista in transito di millennio
L'importanza storica di Gennaro Cilento è innegabile, la sua esperienza d'uomo e d'artista racconta criticamente il transito dell'homo sapiens, con tutti i suoi simboli, valori e contenuti culturali, da un millennio a un altro, in sospensione tra la visione fiabesca e stupefacenti stati d'alterazione della percezione, della coscienza e della consapevolezza.
La priorità adesso, da parte di chi con lui ha condiviso formazione e ricerca di senso, è quella di ritirare le sue opere e la sua straordinaria produzione pittorica dal mercato, per garantirne nel tempo una giusta lettura d'insieme, evitando di scorporarla e consegnarla alla generazione d'artisti che verrà in questo millennio; la pittura di Gennaro Cilento è da considerarsi pietra miliare dell'Accademia di Belle Arti che verrà, per questo è da tutelare e custodire per la futura memoria.