Chelsea Manning, nata Bradley Edward Manley, ha trafugato molte informazioni riservate a Julian Assange (creatore di wikileaks) mentre svolgeva operazioni di intelligence per la guerra d'Iraq. Denunciata e arrestata, è stata condannata a 35 anni di carcere nell'agosto 2013. Il 17 gennaio 2017 Obama le ha concesso la grazia. Questa facoltà del Presidente degli Stati Uniti può, e per gli aspetti relativi alla tortura deve, essere letta positivamente, ma nasconde anche insidie pericolose: quali sono le cause buone che legittimano un atto illegale?

E, soprattutto, chi decide quali siano? E' un dilemma aperto.

Obama concede la grazia a Chelsea Manning

"Mi consegno agli Usa se concedi la grazia a Manning". E' quanto ha detto Assange, cinque giorni fa, dal suo profilo Twitter. Obama, come atto di clemenza dei suoi ultimi giorni da Presidente, gliel'ha concessa suscitando un'ondata di felicità da parte dei sostenitori di diritti umani, soprattutto perché nel carcere di Quantico il soldato ha subito lesioni della dignità fisica e psicologica paragonabili alla tortura. Manning, per parlar chiaro, rientra nel gruppo degli attivisti, nati con Assange, che dall'interno di un sistema scardinano regole da loro reputate gerarchiche ed ingiuste per diffondere i misfatti governativi alla cittadinanza mondiale, normalmente via internet.

Recentemente è anche uscito un film su Edward Snowden (ex tecnico della Cia), anche lui considerato un eroe mondiale per aver fatto scoprire al cittadino globale il programma Prism, riguardante intercettazioni telefoniche e video tra Stati Uniti ed Europa. Benché sia sicuramente una visione parziale e inesatta, può essere lecito considerare l'alba di questo nuovo movimento mondiale con il film "V per Vendetta" di Jaimes McTeigue, che non commento perché, data la sua enorme diffusione mondiale, sarebbe inutile.

Insomma, nel mondo una coscienza internazionale si sta svegliando, ma dietro ad una bella enfasi emotiva possono nascondersi dei problemi.

Antigone e la giusta disobbedienza delle leggi ingiuste, si ma quali?

Snowden ora si trova in esilio a Mosca, Assange nell'Ambasciata dell'Ecuador a Londra, Paesi che non si stagliano per il loro rispetto dei diritti umani. Immagino che sia realmente difficile, anche se solo in privato, per i due paladini della libertà e della giustizia dover accettare questa scongiurata condizione.

Il problema tuttavia, ironiche polemiche a parte, sta nel capire chi decida quale sia la giusta causa che trasformi azioni illegali in eroismo. Certo, l'assassinio di civili con i droni non è un profumato mazzo di rose, ma la comunità internazionale del web, con le sue campagne di sensibilizzazione, rischia di portare il diritto interno ed internazionale sotto la sua vigile copertura, senza però contare gli eventuali ed ingenti danni collaterali connessi: l'instabilità, lucida e trasparente che sia, non favorisce di certo il rispetto dei tanto agognati diritti umani e, a parer di chi scrive, la distruzione di ogni autorità statale e di ogni ordine internazionale è un caos che oggi, più che mai, non possiamo permetterci.