Fa uno strano effetto leggere Avanti. Perché l'Italia non si ferma (pagg. 240, euro 16, Feltrinelli), il nuovo libro del riconfermato segretario del Partito Democratico Matteo Renzi. Non può ancora credere di non essere più a Palazzo Chigi l'ex Premier defenestrato da un voto sul referendum costituzionale nel dicembre del 2016: e nel ricostruire quei giorni, quando faceva gli scatoloni per tornare a casa dopo mille giorni alla guida del Paese Italia, ripete in sei pagine tre volte la parola "palude" , convinto che sia stato questo stato comatoso ed inattivo della Politica nazionale a generare le sue dimissioni.
Le lamentele di Renzi
Scritto semplice - non c'è mai una frase più lunga - Renzi premette ai capitoli citazioni di Calvino, Hornby e altri autori, ed ammette candidamente di avere "tanti libri, alcuni comprati e nemmeno aperti". Ma si sa chi fa politica non ha tempo di leggere e tutte quelle conquiste che scaturiscono dalla legge di Bilancio 2016 non gli hanno comunque consentito di rimanere al timone perché "ho avuto tutti contro". Si lamenta l'ex Premier di essere stato oggetto di una narrazione diversa da quello che è e da ciò che ha fatto: rivendica la sua genuinità e quella del gruppo di professionisti giovani ed amici che presero il potere nel 2014.
Gli attacchi contro De Bortoli
E mentre descrive quei mille giorni intervallandone il racconto con versi di Vasco Rossi, Renzi, ne ha per tutti: soprattutto per quel Ferruccio De Bortoli prima icona del giornalismo British style, poi odioso contraddittore della sua persona che ora acquista nel commento del giornalista "uno stantio odore di massoneria".
Poi De Bortoli attacca anche la sua ministra Maria Elena Boschi. E mentre snocciola i risultati della sua politica - le riaperture dei cantieri, il jobs act et cetera - Renzi spiega anche le ragioni della sua passione per Marchionne.
Il problema dell'unità a sinistra
Poi la sua politica in Europa e nel mondo perché secondo Renzi è suo il merito se "l'Italia ha avuto più flessibilità in Europa" ed anche un ruolo nella volontà di porre al centro l'abortito progetto europeo.
Si lancia anche in un argomento difficoltoso: il futuro della sinistra e del resto in questi giorni il tema è caldo ma sembra irrealizzabile: ogni leader di sinistra ha un'idea diversa di sinistra. Ma alla fine sentenzia: "Tutto può cambiare, io ci credo ancora. Anzi dopo quello che ho visto ci credo ancora di più". Ma per cambiare bisogna rivincere le elezioni nel 2018 per ora senza una legge elettorale che garantisca la governabilità,