E' di poche ore fa la notizia che il presidente USA Donald Trump ha escluso gli Stati Uniti dall'accordo ONU sulla regolamentazione dei flussi migratori.
Un altro strappo di #Trump: ritira gli Usa dal patto Onu per i #migranti e rifugiati https://t.co/Q9xgCF0BD1
— Leonardo Vannucci (@LioKlingo) 3 dicembre 2017
"Le nostre decisioni sull'immigrazione devono essere sempre prese dagli americani e solo dagli americani"
Ecco :( pic.twitter.com/twuHdjk5EU
In sintonia
La notizia si pone in perfetto allineamento con alcune precedenti posizioni dell'attuale presidenza statunitense: muro verso il Messico, ritiro della Green Card, stop all'ingresso negli USA da alcuni paesi.
Se aggiungiamo poi alcune scelte ambientali come l'uscita dal Protocollo di Parigi, alcune allarmanti scelte di politica internazionale e l'ambigua posizione di Trump verso la Russia di Putin (se non addirittura connivente, come sembrerebbe emergere dalle indagini in corso sul Russiagate) pongono l'amministrazione USA verso il lato estremo del conservatorismo a stelle e strisce. Ed anche paragonandolo a recenti presidenti repubblicani, l'estremismo di Trump primeggia. Ronald Reagan, ad esempio, aveva almeno iniziato a lavorare per lo smantellamento reciproco degli arsenali nucleari USA - URSS ed iniziato un dialogo di pace in Medio Oriente.
E in Europa?
Dal nuovo secolo alcune nazioni del vecchio continente hanno spostato il loro baricentro politico verso la Destra.
Se poteva essere facilmente immaginabile nei paesi usciti dal blocco sovietico o jugoslavo, da altre parti sono invece un'indubbia novità. Come in Francia, dove la Le Pen ha sfiorato il successo arrivando al ballottaggio, o in Germania con il ridimensionamento del consenso della Merkel, il crollo dei socialdemocratici e il ritorno al Bundestag della destra più estrema.
In Spagna Rajoy pur reggendo con un governo di minoranza non ha esitato ha mostrato il pugno duro verso la Catalogna e in Austria le elezioni hanno premiato i populisti. Nel nostro paese le premesse verso le elezioni politiche del prossimo anno non lasciano presagire, al momento, molto ottimismo. La legge elettorale recentemente approvata sembra lontana dal poter garantire una parvenza di governabilità e la continua campagna elettorale, in corso da decenni, alta sempre di più i toni della rissa e dello scontro diretto.
Seppur sotto diverse bandiere gli schieramenti conservatori, populisti ed estremi europei si ritrovano sostanzialmente uniti su alcuni punti importanti e fondanti: lotta ai migranti, negazione dei diritti civili, oppressione dei deboli. La destra moderata ed i riformisti tentano, cavalcando alcuni di questi punti, di assicurarsi dei voti che, probabilmente, andranno invece a chi urla più forte degli altri. La sinistra perde consensi sia elettoralmente (Germania e Francia) che coesione interna (Italia), lasciando il proprio elettorato solo e spaurito.
Stiamo andando verso il futuro guardando al passato. Si rischia un cammino a ritroso, che non può lasciare nessuno tranquillo.