Non tutte le ciambelle escono con il buco e non tutti i matrimoni finiscono con il "e vissero felici e contenti", e neanche la formula recitata durante il rito del matrimonio "finché morte non vi separi" trova la sua applicazione. E' dalla parola, "separi, separazione" che si potrebbe iniziare un discorso molto ampio e delicato.

In Italia con l'avvento del divorzio breve, oggi è diventato ancora più semplice avviare una pratica di separazione e divorzio. Da tre anni che era in principio il tempo di attesa, oggi ci si può divorziare in un anno o addirittura se il volere è consensuale, anche sei mesi.

Insomma, il "c'eravamo tanto amati" oggi è una realtà che si avvera ed anche in poco tempo.

Infatti sempre più coppie decidono di separarsi poco dopo aver convolato a nozze, vuoi perché venga percepita la facilità di far finire un rapporto o vuoi perché non ci si conosce abbastanza prima del matrimonio, che ci si ritrova una persona davanti che non soddisfa il nostro ideale di partner e da lì la decisione di separarsi. Molti sono i motivi che danno vita alle separazioni, ma fin quando si è in due a dividersi la cosa la si può anche superare, ma quando tra una coppia ci sono dei figli la situazione cambia e radicalmente.

A oggi in Italia, le separazioni e divorzi per la maggioranza dei casi "vanno a danno dell'uomo e del maschio".

Infatti nel sistema giudiziario, oltre ai figli, chi subisce in primis le separazioni sono i padri attribuendo loro una sorta di sentenza sul fatto che siano maschi. Non ci si riesce a dare una spiegazione diversa, poiché, è prassi da parte dei tribunali di assegnare in prevalenza i figli alle madri come se queste fossero le uniche in grado di saper crescere i figli.

Di solito come avviene una separazione ai danni di un padre?

Nel momento in cui un padre comprende che la storia sta finendo e che da lì a breve ci sarà una separazione, incomincia a percepire che perderà i suoi figli e questo lo comprende informandosi tramite conoscenti già separati, sul web ed in fine con il suo futuro avvocato.

Tutto ciò che viene raccontato in questo articolo non ha come obiettivo quello di attribuire un senso di vittimismo maschilista al testo, ma nella maggioranza dei casi questo è il copione che va in scena.

Infatti è consuetudine che la ex coniuge fa pervenire una raccomandata nella stessa casa laddove vive l'intero nucleo famigliare; all'interno di questa comunicazione trascritta da un avvocato di parte, viene espressa la volontà della donna di volersi separare per un determinato motivo. E' possibile separarsi anche per motivi personali. Infatti non è detto che l'ex marito debba saperne per forza la motivazione.

Nel frattempo che arriva la raccomandata l'ex coniuge, può anche decidere di prendere con sé i figli e andare in luogo "più sicuro".

Più sicuro? Sì perché in quella raccomandata sopra citata, comparirà scritta la solita frase che "per via dell'inasprimento dei rapporti personali tra i coniugi, la mia cliente per garantire la sicurezza personale e dei propri figli ha deciso di recarsi in un luogo più sicuro nell'attesa di avviare l'iter effettivo di separazione". Nella raccomandata verrà poi illustrato il luogo laddove la donna ha in custodia i figli e dove avranno domicilio. Nel caso in cui però la donna e madre non sa dove andare, il primo a dover fare le valige è l'uomo o padre, il quale si ritroverà costretto a stare per strada, in albergo o a casa di parenti ed amici nell'attesa che il giudizio o la consensualità ne decreti il dove stare a dormire di tutto il nucleo famigliare ormai frazionato.

Nella maggioranza dei casi il Padre non ritorna a casa se non per prendere i propri effetti personali.

Quindi è possibile ed è permesso dalle leggi dello stato, che la donna (in verità anche l'uomo potrebbe farlo) trattenga con sé, senza il volere dell'ex marito i figli, fin quando non sarà poi un accordo o un giudice a stabilire quando vedere e quanto versare di assegno di mantenimento alla moglie e figli.

Questo fa comprendere chiaramente che vi è una disparità assoluta, anche perché se fosse una reale esigenza quella di allontanare i figli dalla casa natale per tutelarli "da un mostro che potrebbe fargli del male o ucciderli", sarebbe più che comprensibile, poiché in quel momento li si sta salvando da morte certa.

Ma qui non si parla di Padri assassini ma di uomini che d'un tratto si vedono togliere dalla loro vita, i propri figli.

Nell'attesa che ci si incontri con degli avvocati e che vi sia una convocazione da parte del Presidente del Tribunale, passano mesi e nel frattempo capita spesso che dei figli non se ne ha alcuna traccia, fin quando non si arriva al giorno della separazione; che sia consensuale o giudiziaria va nella maggioranza dei casi a danno del Papà e come veniva detto in testa all'articolo, ai danni del "maschio". Se anche vige la legge 8 febbraio 2006, n. 54 "Disposizioni in materia di separazione e affidamento condiviso di figli", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 50 del 1° marzo 2006, che scrive e parla di "affidamento condiviso" questa da sempre e comunque libertà ai giudici di poter sentenziare quello che al momento si ritiene opportuno fare.

Quindi, anche se in realtà non vi sono evidenti problematiche tra gli ex coniugi, la decisione finirà per ricadere negativamente sul padre a cui verranno assegnate, se tutto va bene, in media 56 ore al mese di visita a fronte delle 688 ore circa che trascorre la madre con i figli. Al padre verrà obbligato di dover versare assegni con cifre esorbitanti per i figli e per la ex moglie. Se la legge è uguale per tutti, ad oggi non si riesce a comprendere come sia possibile che il criterio dell'uguaglianza non venga applicato in un ambito così importante e delicato. Infatti se i figli venissero affidati in equità ad entrambe i genitori nessuno dei due dovrebbe versare assegni di mantenimento, ma la beffa peggiore di tutto questo sistema è che non si riesce a comprende come e perché nella maggioranza dei casi debba essere l'uomo a sostenere economicamente la donna.

Ma se ci si è separati ci sarà un motivo? Che ognuno si faccia la sua vita?

La Corte di Giustizia europea ha condannato in diverse occasioni l'Italia per la violazione dei diritti umani ai danni dell'uomo e per non avere predisposto un sistema giuridico (e amministrativo) adeguato a tutelare il diritto inviolabile del genitore (nella specie e quasi sempre il padre “separato”) di esercitare il naturale rapporto familiare col figlio. Purtroppo ad oggi però bisogna segnalare che vi è la voglia da parte dei governi di massimizzare la protezione della donna, cosa sacrosanta se queste iniziative portassero a decretarne l'uguaglianza tra i sessi, ma che però nella fattispecie non ha portato alcun beneficio ad una figura importante nella crescita dei figli.

L'Italia quindi si ritrova a violare i diritti dell'uomo e del fanciullo, i quali si vedono privati di un diritto inviolabile, ossia quello di avere un padre e di viverlo in pari modo così come si possa vivere un rapporto identico con la madre.

Assegno di mantenimento, differenze in separazione e divorzio e novità 2018

In Italia alcuni Comuni, associazionismo e singoli si adoperano per aiutare chi vive questa difficoltà

In alcuni Comuni d'Italia, per cercare di marcare il diritto all'uguaglianza e della bigenitorialità, alcuni amministratori sensibili alla tematica, associazioni e singoli attivisti; è stato applicato il Registro comunale per il diritto del minore alla bigenitorialità che ha come obiettivo di mettere allo stesso livello i genitori dinnanzi alla comunicazione di atti pubblici i quali arriveranno sia alla residenza dell'uno che dell'altro.

Infatti si è riscontrato sulla pelle di tanti padri che il tentativo di voler escludere questi ultimi dalla vita dei figli genera gravi conseguenze sociali al nucleo famigliare e genera conflittualità. Con il pareggiamento dei diritti le comunicazioni pubbliche che fanno riferimento ai propri figli, garantiranno una presenza maggiore al padre.

Nascono sempre più sui territori affiancati ai centri di accoglienza di immigrati e poveri le case per padri separati. Associazioni che mettono a disposizione della camere ammobiliate per dare ospitalità alla parte estremamente povera dei padri vittime di ingiustizie legali e gli si da assistenza legale gratuita. Infatti ad oggi non si riesce a comprendere nell'ambito giurisprudenziale che ristabilendo l'equità alcune situazioni di disagio sociale verrebbero meno.

E' noto ormai che i movimenti nazionali dei padri separati, sempre più numerosi, non chiedono uno spostamento della bilancia a maggioranza un solo senso, ma chiedono semplicemente l'adozione del concetto di equità, vivere allo stesso modo e allo stesso tempo i propri figli così come è giusto che una madre ne abbia possibilità. Mentre d'altro canto dalla parte dei movimenti femministi e di madri vittime anche loro di soprusi, chiedono un maggiore inasprimento delle sentenze a favore di quest'ultime.

Ad accompagnare queste richieste che possiamo definirle moralmente illecite, c'è anche una buona parte di giudici che seguendo una pesante contraddizione rendono il giudizio "matriarcale" e quindi a favore delle donne; e "patriarcale" con conseguenti obblighi per gli uomini per la maggior parte dei casi: fiscali, sociali e di privazione del tempo di visita, indirizzando così i giudizi verso un'alienazione genitoriale perpetrata.

L'Istituzione scolastica non ha seguito l'evolversi della tematica generando spesso pratiche illegali che producono disuguaglianza, ma che difficilmente vengono portate nei tribunali.

Altro tassello importante della vita dei figli che genera disuguaglianze è quello dell'ambito scolastico dove spesso i dirigenti dei plessi, presi da tanti impegni e problematiche, "si dimenticano" di leggere le circolari del Miur che obbligano a una maggiore applicazione dell'equità. Infatti molti dirigenti scolastici sottovalutano che alcuni degli scolari possano essere figli di genitori separati e quindi sentire l'obbligo morale di comprendere che se compilano un atto pubblico che va solo nei confronti di un genitore questa decisione può arrecare dei danni allo studente e al suo apprendimento scolastico e sociale futuro. Sappiamo bene quanto sia importante nello studio la presenza di entrambe i genitori; ma ad oggi per una buona percentuale dei casi, gli andamenti scolastici dei figli è la madre a conoscerne gli sviluppi e difficilmente il padre.

Il MIUR stesso, con nota 02.09.2015, prot. n. 5336 con oggetto indicazioni operative per la concreta attuazione in ambito scolastico della legge 54/2006 - "Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli", invita gli istituti/scuole stesse ad adoperarsi affinché la legge 54/2006 sia applicata, anche attraverso la comunicazione ad entrambi i genitori, delle comunicazioni relative ai figli.

Ma la galassia delle diseguaglianze non finisce qui perché se anche a livello di Istituzione Pubblica vi è una qualche garanzia a cui poter fare ricorso; negli Istituti Paritari o Privati questo non potrà accadere. In Italia, come bene sappiamo, sono migliaia gli Istituti Paritari e Privati che danno una fattiva mano alla Scuola Pubblica, ma non vi è una vigilanza accurata nella redazione degli atti interni e quindi in queste no area-​​law vengono consumati violazioni anche ai danni del fanciullo. Gli Istituti Paritari oltre ad essere costosi, spesso sono anche l'esempio di come gli organi di controllo non vogliano vigilare sull'applicazione dei diritti e dei doveri. Il genitore, in questo caso il Padre, già vittima di: mancanza del diritto di visita, esborso di denaro, cause civili e penali in corso, lascia andare e molti saranno gli atti illegali che verranno "prescritti".