Twittare, mettere un like, commentare un video, condividere un post, scegliere un effetto per la nuova foto: è assai probabile che chi sta leggendo questo articolo abbia intrapreso una di queste azioni pochi istanti fa. Dati alla mano infatti, secondo uno studio condotto a Gennaio 2018 da We Are Social in collaborazione con Hootsuite, la piattaforma di social media management più utilizzata a livello mondiale, sono circa 34 milioni gli italiani che risultano ad oggi attivi sui social media: trascorriamo circa 6 ore al giorno online, di cui almeno 2 di queste, utilizzando piattaforme di condivisione.

Ed il numero di utenti attivi a livello mondiale continua a crescere: basti pensare che da gennaio 2017 ad oggi, vi è stato un incremento del 13%.

I numeri appena citati devono far pensare alla veloce evoluzione delle “reti sociali virtuali” quali YouTube, Twitter, Facebook, Instagram e molti altri e che dunque, per amore o per forza, come queste stiano iniziando a ricoprire nella società di oggi un ruolo davvero importante, soprattutto in argomenti quali comunicazione, libertà e condivisione.

Quali sono i principali tre effetti positivi e negativi che questa ‘rivoluzione’ sta apportando alle nostre vite?

Social +

  • L’ego. La possibilità di affermare ed addirittura riconoscere negli altri una identità, che essa sia individuale o sessuale, condividendo e facendo conoscere se stessi per come si è nella vita di tutti i giorni, aiuta a fare accrescere la nostra autoapprovazione;
  • Essere autodidatti migliora la propria autostima. La mole di informazioni alla portata di tutti è ormai pressochè immensa: è possibile acquisire tramite motori di ricerca sui social o andando a spulciare tra foto, video, commenti e testi, qualsiasi tipo di dato ci necessiti;
  • Fare del bene. Campagne di fundraising, cause sociali e petizioni creano legami, aiutano a farsi sentire ed a sentire le necessità altrui, creano ed offrono supporto emotivo e psicologico ad una vasta gamma di utenti.

Social –

  • Dipendenza ed impatto negativo sulle ore di sonno. L’utilizzo dei #social media, in quanto ottime vetrine per l’esposizione di sé stessi (soprattutto per chi ha il continuo bisogno di affermazione), può portare alla dipendenza e dunque alla perdita della percezione del tempo, che invece inesorabile continua a passare, togliendo così non solo spazio ad altre azioni necessarie per la vita di tutti i giorni, ma anche al dovuto riposo.
  • Vite perfette. Foto in luoghi meravigliosi, primi piani da "red carpet", pose da vere modelle "hollywodiane", pensieri ed opinioni come nemmeno i filosofi d’altri tempi, vlog di giornate piene di fortuna, soldi e belle avventure. Questo è quello che ci mostrano o quello che vogliamo vedere nei profili e nei video di tanti utenti social. Ma questa non è per tutti la vera vita reale ed è necessario accorgersene prima di entrare in un tunnel o addirittura chiudere quello in cui ci si è già trovati, dove ansia e depressione sono le costanti.
  • Diventare vittime. Sui social purtroppo, esistono delle persone che si nascondono dietro profili “fake” per attaccare, aggredire o addirittura approcciarsi per poi ottenere altro dalle proprie “prede”. E’ il caso degli “haters” (persone che commentano con odio violento ed immotivato) o ancora peggio, di “cyberbulli “(intesi come individui che compiono bullismo online) e predatori sessuali.

Social: spazi virtuali che producono emozioni reali

Tanto c’è ancora da imparare su questo mondo virtuale, ma come spiegava il Dott.

Brian Primack, direttore del Centro di Ricerca dell’Università di Pittsburgh, "i social sono spazi virtuali ma producono emozioni reali". Proprio per questo è necessario essere a conoscenza a tuttotondo di ciò che può offrire questo nuovo pianeta sociale.

Concludendo, tengo a riportare un passo di uno scritto di Montale del 1966 intitolato “Ammazzare il tempo”, che personalmente credo sia rimasto attualissimo e perfetto per riassumere un mio pensiero finale, che vuole trovare l’ago della bilancia al centro, su quello zero che sa pesare le azioni ed il buonsenso, come una “legge d’equilibrio”.

“Accrescendo i bisogni inutili, si tiene l’uomo occupato anche quando egli suppone di essere libero. Passare il tempo dinanzi al video o assistendo a una partita di calcio non è veramente un ozio, è uno svago, ossia un modo di divagare dal pericoloso mostro, di allontanarsene. Ammazzare il tempo non si può senza riempirlo di occupazioni che colmino quel vuoto.

E poiché pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto, ecco la necessità sociale di fare qualcosa, anche se questo qualcosa serve appena ad anestetizzare la vaga apprensione che quel vuoto si ripresenti in noi."