La notizia calda di oggi è il contratto sociale giallo-verde che lascia in dubbio i mercati. A gran voce è stata proclamata la notizia della chiusura del contratto tra Movimento Cinque Stelle e Lega: l’ennesimo tuffo carpiato per tirar fuori dal cilindro il nome di un papabile premier. I punti cardinali dell’accordo riguardano i trattati con l’Unione Europea e un necessario stop alle sanzioni contro la Russia.

Circa l’immigrazione, Di Maio e Salvini si dicono disposti a un compromesso storico pur di far nascere un nuovo esecutivo.

I mercati tremano

Nel frattempo i mercati tremano, con lo spread che arriva a 150. Anche per questo, Mattarella non indugia nelle pressioni sui due leader. Fanno capolino, dunque, nuove esigenze e se ne abbandonano altre, come lo sconto del debito pubblico; proposte sagaci, capaci di mandare in agitazione l’intera Europa e i suoi equilibri economici.

Di Maio premier per qualche scranno in più?

Ciò su cui 'non ci piove', è la necessità di una personalità politica forte e disinibita, dunque potrebbe tornare in auge la proposta Di Maio-premier che però il leader della Lega non vuole neppur lontanamente considerare per il timore di venire accusato da Forza Italia e da Fratelli d’Italia di essersi dato in pasto ai grillini per avere in cambio un numero considerevole di scranni ministeriali.

Le opinioni dei giornalisti

Questa impasse politica non fa di certo bene all’economia, dice Beda Romano del Sole 24 Ore: il timore è che il nostro paese possa seguire ciecamente il nefasto destino della Grecia, il che avrebbe come conseguenza la messa in seria discussione del problema monetario.

L’impressione, secondo Pierluigi Battista, giornalista del Corriere della Sera, è che tale accordo sia un affrettato parto dato da una gran smania di sistemare le cose: “Un colpo per accontentare gli uni, la deriva securitaria e d’ordine sul tema dell’immigrazione che è la carta d’identità leghista, e un altro per non inquietare la casa madre dei Cinque Stelle, introducendo non solo il reddito di cittadinanza, ma anche la legge sul conflitto di interessi”.

Modello tedesco, modello positivo?

Sia i gialli che i verdi continuano a richiamarsi con legittimità all’esperienza tedesca e alla lunghissima pratica di negoziazione politica di Angela Merkel con i socialdemocratici. Ma si dovrebbe riflettere sul perché il modello tedesco venga così arbitrariamente osannato, mentre quello italiano goda di scarsa considerazione.