Secondo le analisi del colosso social Facebook siamo davanti ad una massiccia invasione di insulti sul web. 3,4 milioni di contenuti sono stati segnalati come violenti e rimossi a partire dal primo trimestre del 2018. A questi si aggiungono 2,5 milioni di contenuti inneggianti all'odio. Ma la rete non giustifica questo incremento, anzi lo minimizza considerando che si tratta dello 0,22-0,27% delle visualizzazioni globali sul social network. Le azioni di prevenzione all'interno della rete non sembrano avere successo, considerando che gli "haters" da tastiera sono in media over 30.

Una popolazione in tutto il mondo molto presente sul web e se "pizzicati" nel momento della parola fuori luogo, eludono il problema affermando che il fatto non costituisce reato.

Vittorio Sgarbi e la pulsione televisiva

Questo fenomeno non si limita solo nei social ma è ben presente in televisione. Il fatto di sdoganare - da parte dei personaggi politici e social- l'insulto e l'offesa dentro contenitori televisivi ormai frutto di queste scaramucce, ha trasmesso ed ingigantito il potere degli "haters" di dire e fare ciò che vogliono. Pietra miliare di questa caduta è il politico e tuttologo culturale Vittorio Sgarbi che in una puntata del Maurizio Costanzo Show fece dichiarazioni opinabili verso un altro noto personaggio culturale.

L'indignazione fu grande, ma da quella goccia fu aperto un mare di insulti gratuiti e volgarità.

Confronto misurato è sinonimo di civiltà

Il fenomeno ha molteplici punti di accesso, moltiplicati attraverso l'avvicinamento dei minori nel mondo del web, terra di nessuno. Nessun grande gruppo istituzionale ha creato una cyber-guida per contrastare i fenomeni di inciviltà all'interno della rete.

La televisione resta comunque ancorata al vecchio stile di oltre 40 anni fa, con lo scandalo che conduce gli indici di interesse globale. E per lo psicologo Gordon Allport le parole contro sono il primo livello della scala al razzismo, fenomeno dilagante ed ingigantito da tutti i canali comunicativi globali.

Una scala di gravità dell'insulto all'interno dei principali canali di informazione mondiale (web-tv-radio) sarebbe il primo campanello d'allarme per contrastare il fenomeno dilagante e fagocitato anche nel "deep web", la zona franca dove vengono scambiati dati sensibili ed informazioni proibite come il traffico di organi, di armi e della prolificazione di estremisti religiosi.