L’articolo di Stefano Calicchio pubblicato da questa testata il 30 luglio [VIDEO] mette giustamente in rilievo la necessità di interventi sul sistema previdenziale per porre rimedio alle rigidità introdotte dalla riforma Fornero entrata in vigore all’inizio del 2012. Di seguito un'analisi di altri interventi previdenziali urgenti che il governo ha promesso di attuare.

Quota 100 e quota 41

In particolare l’articolo di Stefano Calicchio fa riferimento all’annunciata volontà dell’esecutivo di introdurre una “Quota 100” da intendersi come la somma tra il numero minimo di anni di contribuzione (36) è l’età anagrafica minima (64 anni) per accedere alla pensione.

Un’altra iniziativa annunciata dal Governo sempre nel campo previdenziale è la “Quota 41”, ovvero gli anni di contribuzioni che sarebbero sufficienti per l’accesso alla pensione di anzianità.

Come giustamente mette in risalto nel suo articolo Stefano Calicchio queste iniziative hanno non trascurabili implicazioni sulle risorse finanziarie necessarie (le stime sono variabili, alcune arrivano a ipotizzare decine di miliardi nel corso degli anni) e si teme che possano essere in conflitto con le necessità di rigore economico a cui dovrà sottostare la prossima Legge di Bilancio, come pubblicato sempre il 30 luglio scorso da Il Sole24Ore.

L’articolo di Stefano Calicchio fa anche riferimento l’attenzione espressa dal ministro Di Maio per le “emergenze sociali” che hanno necessità di intervento urente.

Emergenze sociali ed esodati

Benché sembri non rientrare nel “Decreto dignità” in approvazione in questi giorni, tra le “emergenze sociali” non deve essere dimenticata quella dei circa 6.000 esodati che sono ancora esclusi dalle salvaguardie a causa dei vincoli sulla data di maturazione del trattamento pensionistico.

Si tratta di un’autentica “emergenza sociale” in quanto questi 6.000 esodati sono privati del lavoro da più di sette anni (da prima dell’introduzione della riforma Fornero) e se l’esecutivo non interviene con un urgente specifica sanatoria a loro favore, rischiano di vedere la loro pensione allontanarsi ancora di diversi anni (le misure ipotizzate precedentemente, come “quota 100” e “quota 41” non sono utili per risolvere il problema degli esodati [VIDEO]).

Per alcuni di questi 6.000 esodati il problema è particolarmente drammatico in quanto è già trascorsa la data in cui inizierebbe il loro trattamento pensionistico.

Il problema dei 6.000 esodati esclusi è ben noto al ministro Luigi Di Maio che in un recente intervento a Zapping di Rai Radio1 dichiara di conoscerlo e promette di risolverlo attraverso “il Decreto Dignità se ci riesco od altrimenti nel prossimo”: gli esodati fanno affidamento a questa importante affermazione del ministro Di Maio per risolvere la situazione.

Sul fronte della necessità di risorse finanziarie, che potrebbe costituire un ostacolo agli altri interventi previdenziali ipotizzati dall’esecutivo, bisogna rilevare che quelle per un definitivo provvedimento di salvaguardia a favore dei 6.000 esodati ancora esclusi già esistono: sono quelle ottenute dai risparmi delle precedenti salvaguardie.

In particolare è utile ricordare che l’ottava ultima salvaguardia stanziò risorse per 30.700 esodati, mentre le istanze accolte sono state circa la metà del numero inizialmente previsto (dati Inps). I risparmi derivanti da quest’ultima salvaguardia sono più che sufficienti per salvaguardare e rendere finalmente giustizia ai seimila ultimi esodati.