Gaza. Il premier israeliano Benjamin Netaniahu, di ritorno da Washington, ha dichiarato che Israele non esiterebbe ad entrare nella striscia di Gaza e ad adottare tutte le misure necessarie per la sua sicurezza nei confronti di Hamas, in caso di ulteriori minacce. Netaniahu aveva appena incontrato il presidente Usa Donald Trump per ufficializzare il riconoscimento americano dell’occupazione israeliana sulle alture siriane del Golan, avvenuto nel 1967.

Tale riconoscimento segue quello relativo allo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme Ovest che, implicitamente, ammetteva la proclamazione di Gerusalemme capitale dello Stato di Israele, che i palestinesi vedono come il fumo agli occhi.

Gli Stati Uniti di Trump, quindi, vedono Israele come baluardo in Medio Oriente, in funzione dell’annunciato loro disimpegno militare nell’area e ciò rafforza il premier Netaniahu, in vista delle elezioni del prossimo 9 aprile.

I lanci missilistici da Gaza verso Israele si stanno rivelando un boomerang per Hamas

Nei giorni scorsi, i raid dell’aviazione israeliana hanno colpito gli uffici del leader della striscia di Gaza, Ismail Haniyez, la sede dei servizi di intelligence e il comando delle operazioni navali, con le quali Hamas avrebbe velleitariamente intenzione di rompere il blocco navale israeliano. Netaniahu, secondo il Jerusalem Post, avrebbe già approvato una lista con ulteriori obiettivi sensibili da bombardare.

Gli attacchi israeliani hanno fatto seguito al lancio di un razzo proveniente da Gaza, che ha colpito un’abitazione israeliana a cento chilometri di distanza e solo grazie al segnale delle sirene, i sette residenti hanno potuto dirigersi nei rifugi e salvarsi. In seguito, Hamas avrebbe proclamato l’ennesimo “cessate il fuoco”.

Netaniahu, tuttavia, per evitare l’escalation, avrebbe chiesto anche la cessazione delle manifestazioni anti israeliane e il lancio di palloni aerostatici. Tale richiesta non ha avuto seguito.

Un breve excursus sullo status giuridico della striscia di Gaza

Detto ciò, è necessario esporre e chiarire alcuni punti fondamentali, a monte dell’attuale ennesima crisi tra Israele e i palestinesi.

Hamas, l’organizzazione palestinese che governa sulla striscia di Gaza, non ha mai riconosciuto lo Stato d’Israele, con il quale si ritiene in stato di guerra sin dalla sua nascita. Oltre ai missili, ai servizi segreti e a un comando navale, Hamas dispone di un esercito di molte decine, se non centinaia di migliaia di miliziani armati. L’organizzazione ha preso il potere nella striscia di Gaza grazie al ritiro israeliano – prima – e all’espulsione cruenta – dopo – dell’Autorità Nazionale Palestinese, a cui Israele aveva legittimamente consegnato il territorio.

Inoltre, pur essendosi formalmente dichiarata contraria al terrorismo, Hamas è considerata un’organizzazione terroristica dagli Stati Uniti, dall’Unione europea e da altri Stati occidentali e orientali, tra cui la Giordania.

Non è vero che gli Stati arabi appoggino la causa palestinese: Hamas, in particolare, ha come alleati soltanto i “fratelli musulmani”, un'organizzazione paramilitare all’opposizione in Egitto. Infine, la striscia di Gaza sopravvive soltanto perché Israele consente la fornitura delle utenze idriche, elettriche ed energetiche, che vengono pagate dall’Autorità Nazionale Palestinese, residente in Cisgiordania.

Il presunto diritto sbandierato da Hamas, al ritorno dei palestinesi nei territori da loro abitati prima della proclamazione dello Stato d’Israele (1948) è solamente un bluff perché, dopo più di settant’anni i palestinesi che potrebbero averne diritto sono molto pochi. Tra l'altro, quei pochi se ne andarono volontariamente; i più dopo aver venduto i loro beni agli israeliani.

Hamas, quindi, alternando lanci di missili ad autoproclamate richieste di tregua, sta scherzando con il fuoco. E' evidente, infatti che, nonostante il tanto rumore, il destino della striscia di Gaza sia saldamente in balia della volontà e della pazienza di Israele e di Netaniahu. Una pazienza che varia a seconda delle scadenze elettorali e dei più vasti disegni degli Stati Uniti.

A Gerusalemme basterebbe chiudere i rubinetti delle utenze, perché sorga una catastrofe. La storia dimostra che qualsiasi entità assediata non ha scampo di fronte agli eserciti assedianti. E’ stato così per l’antica Troia, per la fortezza di Masada, per le fortezze crociate, per Costantinopoli e per la stessa Roma. #politicaestera