Anche quest’anno il pianeta si è avvicinato al fatidico giorno del “sovra-sfruttamento”. L’uomo non è più in grado di rimanere in sintonia con la terra: il suo unico pianeta. Nel 2019 l’Overshoot day è avvenuto il 29 Luglio, nel 2018 il 1 agosto. Il sovra-sfruttamente è avvenuto 3 giorni prima rispetto al 2018, giungendo 5 mesi prima della fine dell'anno.

Più veloci della Terra

La terra non riesce più a mantenere il passo, l’uomo ha “vinto” la gara al consumo. In un anno viene consumato molto più di quanto la terra sia in grado di rigenerare. Secondo il Global Footprint Network, se si prosegue di questo passo avremo bisogno di 1,75 pianeti Terra per essere in pari con le risorse.

Ciò significa che dal 29 Luglio al 31 Dicembre verranno utilizzate le “riserve” del Pianeta, compromettendo ulteriormente la sua capacità di rigenerazione delle risorse. Siamo vittime di un vortice vizioso che ci sta portando a consumare più di quanto la Terra sia in grado di generare.

Overshoot day: dati alla mano

Secondo Indicatore dello stato della biodiversità globale (living planet report) del 2018, elaborato dal WWF 'la natura e la biodiversità stanno progressivamente scomparendo ad una velocità allarmante', aggiungendo inoltre: "stiamo fallendo nell’invertire la tendenza di questo trend". Secondo le stime del 2014 effettuate dall'azienda BP, operante nel settore energetico e petrolifero, le riserve di petrolio al tasso di estrazione attuale, si esauriranno entro il 2067.

Questa data empirica è stata confermata, con le incertezze derivanti da tutte le variabili aleatorie del caso, da “rivista energia” nel 2018. Nonostante i dati allarmanti è bene sapere che non siamo responsabili in egual modo di fronte al debito ecologico. I ricercatori dell’istituto californiano Redefining Progress e della WWF nell'ultima edizione del National Footprint Accounts edition 2018 hanno calcolato che lo spazio bioproduttivo pro capite consumato dalla popolazione mondiale è in media di 2,75 (rispetto agli 1.63 necessari per una civiltà sostenibile).

Di questi il Lussemburgo consuma 12.91 ettari, l’italia 4.44, il Burundi 0.66.

Una crescita insostenibile

Di fronte a questi dati è necessario ed indispensabile agire, tuttavia non è così semplice come potrebbe sembrare. Il benestare del nostro pianeta va in contrasto con un principio ben radicato nella nostra società: LA CRESCITA.

Occorre prendere consapevolezza del tragitto da noi intrapreso e cambiare rotta. Continuando di questo passo non faremo altro che avvicinare ulteriormente il giorno in cui il nostro pianeta entra in “riserva”. Stiamo proseguendo questa corsa a fari spenti, noncuranti delle possibili cause. “Si può credere veramente che una crescita infinita in un pianeta finito sia possibile?”. Questa la critica mossa dall’economista e filosofo francese Serge Latouche nel suo libro “Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, 2007”. L’autore prosegue la sua attenta analisi con otto punti da mettere in atto per giungere ad un futuro SOSTENIBILE: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riciclare.

Come ben visibile tutti i punti i citati iniziano con il prefisso “ri”, dato dalla volontà (oltre che da un vezzo dell’autore) di un “ritorno al passato”. “Atti rivoluzionari e ritorni all’indietro”, così li definisce l’autore. “Innovazioni e ripetizioni”.

Una soluzione rivoluzionaria: la decrescita

Tutti questi punti esposti ad oggi non sono attuabili; secondo il professore emerito per giungere ad una ‘decrescita serena’ è indispensabile giungere prima ad un cambiamento ideologico, una rivoluzione culturale. Non è possibile giungere ad una rivoluzione ecologica senza prima passare per una rivoluzione ideologica, scrive il professore aggiungendo: “Non ci opponiamo ciecamente al progresso ma ci opponiamo al progresso cieco.”