La prima reazione che ho avuto guardando il videoclip di Checco Zalone "Immigrato", trailer del film Tolo Tolo (in uscita nelle sale italiane il prossimo 1 gennaio), è stata una risata. Una risata liberatoria, di pancia.
Prima ancora di cogliere consapevolmente i riferimenti satirici sparsi sapientemente, il mio subconscio lo aveva già catalogato come satira. Banale, pura e semplice, per quanto geniale, satira. Evidenza confermata anche dal produttore Pietro Valsecchi, che si è dichiarato stupito da alcune reazioni negative al video; pur avendo totalizzato 2 milioni di visualizzazioni in sole 48 ore e larghi consensi, il trailer di Checco Zalone è stato tacciato da una piccola parte dell'opinione pubblica di razzismo e xenofobia
Tra tutti i commenti mi ha colpito quello dell'associazione Baobab, che si occupa di accoglienza e assistenza legale, morale e materiale agli immigrati, che ha definito il video "terribile", etichettandolo come "banale spazzatura per il mercato delle festività".
Alcuni critici, poi, hanno sottolineato la furbizia dell'autore, accusato di irretire entrambe le platee, la xenofoba e la xenofila, per non scontentare e inimicarsi nessuna delle due, evitando di schierarsi.
Satira o razzismo?
Colpita da queste polemiche ho rivisto il video con occhio più critico, cercando di immedesimarmi in chi potesse sentirsi offeso e indignato, di cogliere le note stonate. Ebbene, nonostante vanti l'empatia tra i miei maggiori pregi, non ci sono riuscita. Ad uno sguardo più attento sono, anzi, apparsi tutti i riferimenti satirici cui accennavo inizialmente: l'espressione dell'immigrato al minuto 0:24, che richiama quella di Checco, a sua volta immigrato meridionale al nord in Cado dalle nubi; lo stereotipo dell'africano che passa la giornata a chiedere spiccioli, che viene considerato sessualmente più "dotato" e insidia la moglie di Checco; la posa alla Mussolini davanti ad una platea completamente straniera, il geniale rovesciamento dello slogan politico "prima l'italiano", i riferimenti al "porto spalancato" e al "permesso nel soggiorno", sono tutti elementi ironici di una satira cosciente.
Siamo diventati intolleranti alla satira o non siamo più in gradi di riconoscerla?
La satira, per definizione, è un genere letterario o artistico in senso lato che ridicolizza costumi, idee e comportamenti di una parte della società. Ed è lampante che, bersaglio della satira zaloniana, sia in questo caso l'italiano medio e la sua insofferenza/rassegnazione per l'onnipresente immigrato, che teme voglia soppiantarlo persino in camera da letto.
Altrettanto lampante è la rappresentazione di una società ormai multietnica con la quale, vuoi o non vuoi, dobbiamo imparare a convivere e relazionarci.
Anche in Cado dalle nubi, film acclamato dalla critica e dal pubblico dieci anni fa, la tematica dell'omosessualità era trattata con feroce ironia: dalla canzone che la definisce una malattia genetica alla caratterizzazione effeminata e a tratti isterica del fidanzato del cugino del protagonista, sono presenti tutti i luoghi comuni possibili dell'omofobia; anche il finale, che sembra comporre tutto all'insegna della tolleranza e dell'accettazione, viene drasticamente e ironicamente "rovinato" dalla battuta gridata dal motorino.
Eppure, dieci anni fa, non ricordo che nessuno abbia accusato Zalone di aver incitato all'omofobia, giustamente.
Anche in quel caso, c'è chi si sarà fermato ad un livello di comprensione superficiale della pellicola, convinto che oggetto del sarcasmo dell'autore fosse il "diverso" e non l'omofobo e chi, tra una sana risata e l'altra, avrà colto gli spunti di riflessione sulla società contemporanea.
Allo stesso modo il trailer di Tolo Tolo sarà stato visto dal razzista attraverso le sue lenti di odio e ignoranza e da altri, e sono tanti per fortuna, con sana ironia; dipende dal livello culturale dello spettatore, dalla sua apertura mentale, dal suo bagaglio personale, dalla sua predisposizione.
Ognuno vede la realtà attraverso la sua personale prospettiva, diceva Luigi Pirandello.
In definitiva, siamo noi a scegliere se vedere nel videoclip la banalità degli stereotipi sugli immigrati o se cogliere i riferimenti satirici, peraltro così evidenti da non dover gridare al giustificazionismo, e farne strumento di riflessione. E per favore, non cominciamo con la storia del "su certi argomenti non si fa ironia": l'ironia è una forma di intelligenza che, come confermato da diversi recenti studi pedagogici, ha il potere di rendere più facile l'apprendimento di certe tematiche, specie quelle che riguardano la tolleranza e il rispetto per le differenze, di qualsiasi genere esse siano.
Siamo andati fuori tema?
Forse. Ma sono sicura che anche questo film offrirà degli spunti interessanti, sempre attraverso quella dissacrante vis comica che è il marchio di fabbrica dell'autore, a cui va comunque la mia ammirazione per aver avuto il coraggio di trattare una tematica così spinosa.