Fin dai primi annunci di esuberi dello scorso luglio, il nuovo piano industriale di Unicredit, denominato Team 2023, ha fatto molto discutere per il numero rilevante di esuberi previsto.

In particolare, al contrario del giudizio largamente positivo degli analisti (Goldman Sachs ha portato a 17,5€ il target price per l'istituto), del governo e dai sindacati sono giunte critiche per il fatto che i tagli al personale nell'ordine di circa 8000 unità saranno realizzati in presenza di utili in crescita.

A ben guardare, tuttavia il paradosso è solo apparente poiché la riduzione del personale e l'incremento dell'utile sono due facce della stessa medaglia, entrambi presupposti necessari per portare a termine il processo di risanamento avviato con il precedente piano Transform 2019.

Il difficile contesto di mercato

Come evidenziato da un recente studio curato da Oliver Wyman lo scenario Macroeconomico di riferimento per gli istituti di credito italiani ed europei è al momento molto problematico.

Il permanere di bassi tassi d'interesse (quando non negativi) e la concorrenza di nuovi entranti specializzati su singole linee di prodotto, caratterizzati da strutture di costo più snelle ed elevato ricorso alla tecnologia digitale, esercitano una pressione competitiva molto forte: solo gli istituti in grado di rivedere i modelli tradizionali, contenendo i costi ed adeguando le capacità analitiche alle migliori pratiche di mercato possono tenere il passo con questo contesto difficile.

Come testimoniato dalla storia recente per i casi del Monte dei Paschi di Siena, delle Popolari Venete e, più di recente, di Carige, in assenza di un percorso chiaro di risanamento gli istituti di credito possono perdere la fiducia dei mercati ed entrare in dissesto con conseguente necessità di intervento da parte dello stato o di fondi di garanzia privati.

Il piano di Unicredit

In primo luogo è bene rilevare che, con riferimento all'impatto sociale della riduzione del personale, il piano industriale opererà in larga parte grazie al turnover fisiologico e farà ricorso solo in minima parte a strumenti già stanziati come quota100 e ai fondi per gli esuberi dei bancari.

In secondo luogo, per comprendere il legame tra realizzazione di utili e la riduzione del personale occorre fare riferimento ai capisaldi del piano industriale:

  • consolidamento della base di clientela
  • guadagni di efficienza e massimizzazione della produttività
  • gestione ordinata e controllo dei rischi
  • gestione attiva delle poste di bilancio per ottimizzare l'allocazione del capitale

Obbiettivo del piano non è quindi la crescita dei volumi, che in assenza di controlli adeguati e stanti le condizioni critiche dello scenario macro, potrebbe indurre elementi di fragilità e necessità aggiuntive di capitale.

Si preferisce invece concentrarsi sulla ricerca di redditività ottenuta efficientando i processi esistenti, concentrandosi sui servizi alla clientela che costituiscono il core business e, inevitabilmente, razionalizzando i costi.