Il 266esimo papa, che il Vaticano è andato a prendere “dall’altra parte del mondo”, come lui stesso dichiarava nel suo primo discorso in seguito alla fumata bianca, non smentisce quello che lui stesso faceva intendere di lui: un papa rivoluzionario, umano, vicino alle persone povere e che avrebbe puntato su una maggiore trasparenza in Vaticano.

Papa Francesco, il papa dei poveri

Il pontificio di Papa Francesco è stato caratterizzato da gesti di dialogo, riconciliazione e cambiamento, importanti per tutto il mondo, non solo quello cattolico. Il viaggio in Iraq è solo l’ultimo di questi atti, che segue, negli anni, l'istituzione di una commissione per la riforma della Curia pontificia, le caute aperture al mondo omosessuale (basti pensare alla celebre frase: "Se una persona gay cerca il Signore, chi sono io per giudicarla?"), l’istituzione di una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria e nel Medio Oriente, l’apertura verso i non credenti e infine la vicinanza al mondo durante la pandemia, nella suggestiva immagine di un uomo solo che prega per l’umanità in una San Pietro vuota la notte di Pasqua.

Le tappe più importanti dello storico viaggio di Papa Francesco in Iraq

La prima tappa del viaggio di Francesco è stata la biblica Piana di Ur, da cui ha lanciato il primo di tanti appelli alla fratellanza, necessaria per ricucire le ferite delle guerre che hanno segnato fratture nella millenaria storia di convivenza tra fedi e popoli diversi del Medio Oriente.

Dopo la preghiera tra le macerie della guerra a Mosul e l’esortazione a lavorare insieme per un futuro di pace e prosperità, il pontefice ha incontrato il padre del piccolo Alan Kurdi, naufragato sulle coste turche nel 2015 mentre, con la famiglia, tentava di raggiungere l'Europa; impossibile dimenticare l’immagine di corpicino lasciato dal mare, maglietta rossa e jeans, e il volto nella sabbia.

Importante e di rilevanza storica è stato poi il suo colloquio privato, a Najaf, con il leader della comunità sciita irachena Al Sistani, che potrebbe sancire un’amicizia storica che potrebbe contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità .

Il dono che il papa ha portato al popolo iracheno, oltre la speranza e l'unione, è la restituzione e riparazione di un libro importante per il popolo iracheno: si tratta del Sidra, l'antico libro liturgico del XIV secolo; salvato della furia iconoclasta di chi, assieme ai simboli religiosi, voleva distruggere pure la memoria di questa Chiesa d'Oriente.

Il ritorno in Italia e la domanda che tormenta il papa

Già sul volo di ritorno, papa Francesco appariva felice delle basi gettate in Iraq e con un occhio già rivolto al prossimo pellegrinaggio che potrebbe essere in Libano. Bergoglio ha ribadito che solo la fratellanza potrà portare la pace in un territorio le cui millenarie radici religiose e culturali sono messe a rischio da terroristi e assassini. La domanda che tornemta il pontefice è: “Chi vende le armi a questi terroristi?”.