La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nota anche come Cop26, si sta tenendo in questi giorni a Glasgow, in Scozia, e sarà operativa fino al 12 novembre: si tratta di un'importante convenzione-quadro sui cambiamenti climatici ed è un trattato firmato da 179 paesi che mira a ridurre le emissioni di gas serra in tutta la comunità globale.
Ma i "grandi del pianeta" su questo tema sono partiti in ritardo e continuano a rimanere indietro, mentre le ragazze e i ragazzi che condividono le posizioni sul cambiamento climatico e sulla salvaguardia dell'ambiente di Greta Thunberg, Vanessa Nakate, Dominika Lasota e Mitzi Jonelle Tan sembrano non voler fare sconti.
Questi giovani continuano a chiedere al mondo di andare più veloce della loro Politica, che poi alla fine dei conti è l'unica cosa che, in tempi ragionevolmente brevi, può produrre o almeno innescare un cambiamento concreto.
I giovani chiedono un futuro alternativo
Se si continua di questo passo, dicono - ed è davvero un esercizio sterile e faticoso articolare un pensiero contrario - si raggiungerà un punto critico e irreversibile in un tempo molto più breve della capacità di immaginare un futuro alternativo per le prossime generazioni.
Il danno irreversibile del cambiamento climatico sta già producendo conseguenze inarrestabili per tutti, così come per il pianeta che condividiamo con le generazioni future.
Greta, Vanessa, Dominika e Mitzi
Non si scommette più su quello che verrà dopo Greta, Vanessa, Dominika e Mitzi, perché loro sono già "arrivate" e vogliono restare al centro del dibattito politico: non sono poi così importanti la loro età, la loro forza, e neanche il loro coraggio e la loro determinazione. È importante, invece, la loro capacità di esprimere un sentire comune, generazionale e globale al tempo stesso.
Le manifestazioni e l'impegno civile, ma ancor di più l'intima e profonda convergenza di una coscienza geograficamente e culturalmente trasversale, mostrano (e dimostrano) che quattro giovani attiviste non sono sole. Fanno parte di una forza crescente nel mondo, disposte a fare ciò che serve per mantenere il pianeta abitabile per tutti.
Quando la politica rallenta il cammino comune
Anche se la politica non ha tenuto il passo con queste richieste, che vorrebbero far pensare ad un'azione più ambiziosa sul cambiamento climatico oggi, piuttosto che domani, almeno ci sono persone come tutte quelle ragazze e quei ragazzi che non possono legittimamente aspettare che sia fatta giustizia.
L'esito di eventi che a molte persone del XX secolo appaiono estranei e irrilevanti - sia quello della catastrofe ambientale, sia quello del riconoscimento e della protezione di nuovi diritti - ha un impatto più che riconoscibile sulla vita di ognuno, in quanto cittadini e in quanto elementi sociali.
Il surriscaldamento globale, che già fa parte del vissuto quotidiano, comporta una serie di aspetti preoccupanti: l'aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacci (con i paralleli e corrispondenti aumenti del livello dei mari e degli oceani), malattie, carestie e bruschi cambiamenti climatici: questo pianeta diventerà inabitabile se non si modificano strutturalmente le tendenze attuali.
Non è più sopportabile l'eco del futuro in quanto alibi o scommessa (e quindi incerta per definizione). Dentro o fuori i palazzi di vetro, l'impegno nel tempo presente si deve radicalizzare.
Il prezzo da pagare sarà alto, in Occidente come in Oriente, ma non lo sarà mai quanto la catastrofe ambientale (e quindi sociale) che si abbatterà sul pianeta dei tanti, troppi palazzi di vetro.