Ci è voluto poco affinché quanto successo durante la premiazione degli Oscar facesse il giro del mondo: si tratta dello schiaffo che Will Smith ha rifilato al conduttore e comico Chris Rock, durante un monologo comico. A scatenare la reazione sovradimensionata dell'attore è stata una battuta che aveva ad oggetto la capigliatura della moglie di quello che fu il Principe di Bel Air, Jada Pinkett.
L'attore si è sentito talmente offeso da una battuta evidentemente di cattivo gusto da farlo alzare dalla platea, e con piglio deciso avvicinarsi al comico e rifilargli un sonoro schiaffo in faccia in mondo visione, per poi tornare a sedersi al suo posto.
Non pago della "lezione" appena impartita a Chris Rock, dal suo seggiolino ha preso ad inveirgli contro con tono sprezzante, che ai più colti ha sicuramente fatto venire in mente i gloriosi "Mai più!" di Zechiliana memoria.
Will Smith poco dopo ha tenuto a precisare le sue motivazioni, in un moto emotivo condito di lacrime, in cui ha spiegato che il gesto è stato dettato dal suo "ruolo" di difensore della moglie, come il cavaliere forte e coraggioso che salva la dama scema e svampita dal cattivone di turno.
Le reazioni
Le reazioni ovviamente non si sono fatte attendere. La novità sta nel fatto che questa volta c'è una certa eterogeneità nel giudizio che viene dato all'accaduto. Le argomentazione sono le più disparate: si passa dalla condanna più totale alla giustificazione senza appello.
In mezzo ci stanno molte sfumature.
A voler essere cinici, si può spiegare col fatto che i protagonisti non sono quelli paradigmatici che abbiamo tutti imparato come scolaretti. Il caso mediatico è controverso perché non si ritrovano i classici protagonisti a cui si danno immediatamente i ruoli di vittima e carnefice, nessuna delle loro caratteristiche macroscopiche sono tali da poter essere giudicati con metodo lombrosiano.
Stavolta il protagonista è una figura a cui si associa l'etichetta di buono, di bravo ragazzo, da cui nasce la meraviglia per ciò che ha fatto, portando ad uno scollamento tra il pregiudizio che ormai determina qualsiasi analisi che dovrebbe essere invece obiettiva, e lo stato dei fatti, incredibili a vederli. E mentre molti si affannano attorno ad analisi del genere, si rischia di perdere di vista qual è la vera questione: la violenza.
La violenza che ogni giorno si condanna con veemenza anche nelle sue forme più insulse. Ciò ricorda quanto negli ultimi anni, forse, si sia perso uno spirito critico in grado di valutare la realtà con occhio obiettivo, e non sotto la guida di un insieme di regole non scritte, che guai a non seguirle se si vuole essere ancora parte della società.
Nel caso particolare è ovvio che il gesto sia da condannare, senza se e senza ma, ma viene difficile perché ci si sente in difetto a prendere posizione contro qualcuno che non è a prescindere considerato cattivo.
La violenza contro la parola
Ma la cosa che probabilmente è più grave è il motivo che ha portato Will Smith a usare violenza contro un suo simile, davanti a mezzo mondo, spinto solo dall'istinto primordiale della supremazia del più forte.
C'è un concetto che anche nei contesti più cruenti viene rispettato: la proporzionalità della risposta. Davvero non fa paura un mondo dove a delle parole, che possono essere anche le più inadeguate, sia lecito rispondere con uno schiaffo? Beh, dovrebbe. Dovrebbe soprattutto quando si parla di una battuta, uno scherzo, una presa in giro. Anche nei casi più gravi nessuno può arrogarsi il diritto di farsi giustizia da solo, soprattutto in un contesto e da parte di un personaggio con un'influenza planetaria. La libertà d'espressione, anche la più scomoda, anche la più graffiante, è un tratto distintivo della democrazia.
Un conto sono le battute, un altro le reazioni violente
Non si può più dire niente quindi?
No, in realtà non si può dire tutto. Detta così sembra semplice, ma non lo è per niente. È davvero proibito fare una battuta sul taglio di capelli di una donna? C'è un abisso tra una battuta e un'offesa, benché spesso la linea che le separa sia sottile e scivolosa. Qualsiasi battuta, anche la più innocente, troverà prima o poi qualcuno che si sentirà offeso o minacciato. Ma non per questo bisogna smettere di farle, nei limiti del rispetto delle persone, e francamente nel caso specifico la battuta, pur di pessimo gusto, non era tale da scatenare una reazione violenta come quella che c'è stata.