Negli ultimi giorni le TV, i giornali e soprattutto internet stanno riportando minuto per minuto tutte le fasi di approvazione della nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum, scritta in gran segreto da Renzi e Berlusconi e poi praticamente imposta in Parlamento a colpi di voti di maggioranza da Pd e PDL a reti unificate.
Questa nuova legge, appena approvata alla Camera dei Deputati in attesa dell'esame del Senato, fa già gridare allo scandalo da più parti. Il Movimento 5 Stelle la vede come il risultato di un "inciucio" tra Renzi e Berlusconi per garantirsi la detenzione del potere anche in futuro nonostante l'ingresso pesante del Movimento sulla scena politica.
I piccoli partiti come Fratelli d'Italia, Sinistra Ecologia e Libertà, Lega Nord, Centro Democratico eccetera, vedono la nuova legge come il fumo negli occhi, in quanto essa potrebbe decretare la loro scomparsa dalle rappresentanze politiche in Parlamento.
Ma come funziona, in pratica, questo Italicum? Andiamolo a vedere nel dettaglio.
La prima grande novità che la nuova legge introduce è il fatto che essa sia valida soltanto per la Camera dei Deputati. Questo perché è espressa intenzione del Governo Renzi di modificare la Costituzione abolendo il Senato della Repubblica, smantellando quindi l'attuale sistema di bicameralismo perfetto previsto dai padri fondatori della Repubblica. Ci sarà da capire cosa succederà in Senato quando gli attuali senatori dovranno votare a favore dell'abolizione della propria Camera.
Sarà un po' come chiedere ai dipendenti di un'azienda se sono favorevoli alla chiusura della propria azienda e quindi del loro licenziamento.
Renzi è convinto che ce la farà, noi abbiamo qualche forte dubbio. Vedremo. Quel che è certo è che se si dovesse andare a votare domani si voterebbe con una legge elettorale per la Camera ed una diversa legge elettorale per il Senato.
Un vero pasticcio, insomma.
La seconda novità inserita dall'Italicum è quella delle soglie di sbarramento, previste al 4,5% per quei partiti che partecipano ad una coalizione, all'8% per quei partiti che invece concorrono da soli alla tornata elettorale, fino ad arrivare ad uno sbarramento del 12% per le coalizioni.
In pratica se un partito fa parte di una coalizione, sia essa di centrodestra che di centrosinistra, avrà bisogno di ottenere almeno il 4,5% dei voti per poter ottenere almeno un seggio in Parlamento.
In caso contrario i propri voti saranno assegnati al partito principale della coalizione.
Per capirci meglio prendiamo ad esempio le elezioni del febbraio 2013: di tutti i partiti che formavano le due coalizioni ad oggi siederebbero in Parlamento solo rappresentanti di PD e PDL. Tutti gli altri partiti politici delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra scomparirebbero insieme ai loro rappresentanti ed i loro voti verrebbero "fagocitati" dal partito di riferimento della coalizione al solo scopo di raggiungere l'eventuale premio di maggioranza. In pratica, votare per uno degli altri partiti non avrebbe alcun valore se non far guadagnare seggi al partito di riferimento della coalizione.
Se invece non si fa parte di alcuna coalizione sarebbe necessario raccogliere almeno l'8% dei voti per vedere un proprio rappresentante sedere in Parlamento. Il che sarebbe a dire che, sempre prendendo come base dati i risultati elettorali di febbraio 2013, solo Movimento 5 Stelle e Scelta Civica ce l'avrebbero fatta.
La terza novità introdotta dall'Italicum è il ballottaggio che avrebbe luogo nel caso in cui nessuna delle coalizioni in lizza riuscisse a superare la soglia del 37%. Ricordiamo che per i partiti in coalizione, per raggiungere tale soglia, contano anche i voti dei piccoli partiti della propria coalizione, anche se questi non dovessero aver superato gli sbarramenti. Alla coalizione che dovesse superare tale soglia sarebbe assegnato un premio di maggioranza pari al 15% in modo da portare quella coalizione ad avere il 55% dei seggi in Parlamento.
Con questa novità, nel 2013 il PD ed il PDL sarebbero andati al ballottaggio ed il vincitore avrebbe ottenuto il premio di maggioranza come sopra descritto. Il Movimento 5 Stelle, pur essendo il secondo partito più votato in assoluto, sarebbe stato tagliato fuori pur rappresentando più del 25% della forza elettorale, semplicemente perché non in coalizione con altre forze politiche.