Sulla riforma del Senato il Governo decide di mostrare i muscoli e conferma l'intenzione di proseguire i lavori parlamentari ad oltranza per arrivare all'approvazione del ddl Boschi entro l'8 agosto. Lo spiraglio di una trattativa per il ritiro degli emendamenti, che per tutta la giornata e parsa ad un passo dal concretizzarsi, si è improvvisamente chiuso di fronte al rifiuto di Sinistra Ecologia e Libertà di ritirare i circa 6.000 emendamenti.
La trattativa
La trattativa era stata avviata dal senatore democratico Vannino Chiti, leader della fronda interna del PD, che aveva proposto di concentrare la discussione su poche decine di emendamenti fondamentali e ritirare tutti gli altri in modo da arrivare alla votazione finale rispettando la time line indicata da Matteo Renzi.
Il capogruppo PD Zanda aveva accolto la proposta spingendosi addirittura a definire "non traumatica" l'ipotesi di far slittare l'approvazione della riforma ai primissimi giorni di settembre. La novità, che sanciva di fatto la ricompattazione della spaccatura che aveva attraversato il partito del premier fin dalla presentazione della proposta di riforma del Senato, trovava l'appoggio di Forza Italia, a patto che il risultato finale non fosse uno stravolgimento del patto del Nazareno. Disponibilità alla trattativa anche da NCD, da PPI e dal Movimento 5 Stelle, ma senza la disponibilità al ritiro di nessuno dei 200 emendamenti presentati dai grillini.
Una chiusura immediata è invece venuta dalla Lega Nord, che ha condizionato l'adesione alla proposta di Chiti all'accoglimento degli emendamenti presentati.
A determinare il fallimento della trattativa è stata la risposta negativa di SEL, che era il principale destinatario della proposta avendo presentato il 90 per cento degli emendamenti da discutere. Un ultimo tentativo di mediazione per sventare l'atteggiamento ostruzionistica dell'opposizione è venuto direttamente dal Presidente del Senato Piero Grasso che ha proposto di riprendere i lavori cominciando dall'articolo numero 3, saltando così i primi due articoli, quelli fondamentali per quanto riguarda la fine del bicameralismo poiché trattano di composizione, funzione ed elezioni del Senato.
Tentativo respinto dallo stesso Governo che ha ritenuto dover procedere alla discussione seguendo l'ordine prestabilito.
La reazione di Renzi
"Le sceneggiate di oggi dimostrano che alcuni senatori perdono tempo per paura di perdere il posto". Sono le dure parole affidate a Facebook in serata da Matteo Renzi, a testimoniare la forte l'irritazione nei confronti di Sel che in mattinata aveva dichiarato "amplissima disponibilità se si vuole davvero entrare nel merito e discutere delle modifiche" per poi affermare nel pomeriggio la indisponibilità ad ammorbidire l'ostruzionismo con il ritiro degli emendamenti.
Domani ricomincerà quindi il lavoro forzato al Senato per la discussione nel più breve tempo possibile di tutti i 7000 emendamenti presentati dalle opposizioni, anche se difficilmente sarà rispettata la data limite dell'8 agosto fissata da Renzi.