Prosegue lo scontro internazionale tra Stati Uniti e Corea del Nord sul caso Sony Pictures, costretta a ritirare il film "The Interview" a causa di un cyberattacco. Nel consueto discorso di fine anno, di venerdì scorso, il Presidente Barack Obama ha duramente accusato Pyongyang di essere dietro l'attacco hacker e la Sony di aver accettato il ritiro del film. Così Obama minacciava d'inserire la Corea del Nord tra i Paesi terroristici. Oggi è arrivata la pronta risposta di Pyongyang che si è dichiarata estranea ai fatti, ed ha proposto all'America una collaborazione internazionale, subito respinta da Obama.

Quindi Pyongyang è passata al contrattacco. 

Obama contro Kim Jong-un

Washington è certa della responsabilità nordcoreana, perchè è stata proprio l'Fbi a fornire tutte le prove. I terroristi avrebbero lasciato "le loro impronte digitali", poi identificate dalle forze segrete governative. Gli "strumenti" usati e gli Internet Protocol (IP) di origine sono uguali a quelli di un attacco a marzo contro la Corea del Sud. Ciò porta il Presidente a puntare il dito contro Pyongyang.

In realtà quella di Obama è una lotta contro gli episodi di terrorismo e la dittatura del regime nordcoreano, che si sarebbe spinta fino in America imponendo la censura sul film. Si tratta di un reato gravissimo, ovvero la violazione del primo emendamento della Costituzione Usa, quello sulla libertà di espressione.

Stoccata di Obama anche alla Sony: "Vorrei che mi avessero prima consultato". In realtà è pronta la risposta del presidente dell'azienda, Michael Lynton, che sostiene come gli attacchi si siano verificati alcune settimane prima e, di fatto, non ci fossero altre possibilità per l'azienda. Il gruppo terroristico, firmato Guardians of Peace, sostiene di essere in possesso d'informazioni sensibili sulla Sony, per cui non solo la visione cinematografica, ma anche i Dvd o le copie pirata sarebbero proibite.

La risposta di Pyongyang e l'inchiesta congiunta

La Corea del Nord era tornata ieri a rispondere alle accuse di Obama, sostenendo di poter provare l'estraneità ai fatti. Secondo quanto riferito da Foxnews, Pyonyang avrebbe proposto agli Stati Uniti un'inchiesta congiunta. La Corea considera l'accusa americana una calunnia e vorrebbe dimostrare le proprie ragioni, ma va ricordato come in una precedente intervista la stessa Pyongyang avesse definito il cyber-attacco "un'azione giusta".

Nuove minacce dalla Corea del Nord

Oggi Obama è tornato a parlare della vicenda alla Cnn dichiarando come non si sia trattato di una guerra, bensì di un atto di cyber-vandalismo. Intanto l'America programma ritorsioni economiche, quali il congelamento dei ricchi conti esteri della leadership nordcoreana. Già bloccati una volta, oggi per gli Usa sarà più difficile scovarli. La Commissione nazionale di difesa coreana ha minacciato duramente l'America: "Risponderemo in modo proporzionale nel momento, nel luogo e nel modo che sceglieremo". Pyongyang ha invocato chiaramente scontri aperti in ogni campo, dalle battaglie, alle sanzioni, al cyberspazio, finanche al terrorismo. Si tenga presente che per risolvere in modo definitivo il problema della sicurezza informatica l'America ha bisogno dell'appoggio cinese, ancor più per il coinvolgimento coreano.

Per questo Obama ha annunciato che ci sarà un intero incontro del G20 centrato sull'argomento. Altro problema per Obama, non ancora risolto, è il difficile rapporto con il mondo imprenditoriale, mostrato dal violento attacco alla Sony.