Continua l'acceso dibattito politico sul salva Berlusconi approvato lo scorso 24 dicembre. A scatenare la polemica è la cosiddetta norma salva-Silvio inserita in un decreto delegato sul fisco. Per intendersi, esso è un decreto legislativo avente forza di legge che adotta il Governo, ovvero l'esecutivo. Proprio questo ha scatenato gli animi delle forze politiche di opposizione, esclusa naturalmente Forza Italia, a Renzi, in particolare il Movimento 5 Stelle. Alle proteste si è unita anche la minoranza dei democratici. Cerchiamo adesso di capire meglio in cosa consiste questo decreto.

Innanzitutto, lo sconto. Esso prevede che non ci sia più reato, né frode fiscale, quando il valore dell'imponibile non supera il 3%. E proprio qui sta il nodo della questione, perché questo tetto consentirebbe l'annullamento della sentenza Mediaset per la quale l'ex cavaliere è stato condannato. Non un fatto da poco, viste le vicissitudini politiche tra i due. A proposito di questa situazione, che rischia di diventare incandescente, è intervenuto proprio l'attuale premier. La sua prima mossa è stata bloccare tale decreto. Adesso dovrebbe arrivare l'attesa modifica che abbassa il tetto, portandolo all'1,5-1,8%. In molti hanno parlato di una legge ad-personam, ricordando proprio quello che succedeva con i precedenti governi Berlusconi.

Ma stavolta c'è una differenza sostanziale, in quanto l'articolo 15 è anonimo, non ha un padre come avveniva prima.

Tra l'altro questa polemica giunge quando si avvicina sempre più la votazione per il Presidente della Repubblica. Molti nomi circolano e nessuno vuole rivivere ciò che accadde con il Napolitano-bis. Sarà infatti necessario un accordo tra le varie forze politiche.

Arrivano anche le parole di Padoan, ministro dell'economia, il quale smentisce in modo netto e definitivo le accuse di chi ritiene che questa delega fiscale sia stata costruita con la presenza di Franco Coppi, uno dei legali di Berlusconi, per favorire il suo assistito. Nell'intervista, rilasciata alla stampa egli sostiene inoltre che il decreto abbia subito solo un momentaneo pit-stop e che è pronto a proseguire il suo iter.

Egli sostiene la sua tesi, dicendo che è ridicolo pensare che qualcuno abbia pensato di inserire una simile clausola pensando di "farla franca".

In effetti, analizzando attentamente quello che è il percorso normale di un decreto legge, ci accorgiamo che i paletti sono numerosi. Infatti esso passa prima in Parlamento per la legge delega (una legge ordinaria approvata dal Parlamento che delega il governo a esercitare la funzione legislativa su un determinato oggetto), poi in Consiglio dei Ministri per i decreti delegati, di nuovo alle commissioni parlamentari, le quali possono essere permanenti o istituite ad hoc. Infine, l'ultimo passo è l'approvazione finale a Palazzo Chigi, sede del governo.

Insomma, un iter pubblico al quale è difficile sfuggire.

L'ipotesi che si fa strada, comunque, è che questo decreto sia stato inserito dopo il Consiglio dei Ministri, quando esso è stato pubblicato come un esame preliminare; tecnicismi politici che accadano, i quali stavolta sembrano però essere stati svelati. Ciò che è importante ai fini della cronaca è che tutto questo dibattito ha fatto luce sull'ennesimo tentativo di inciucio tra due esponenti politici spesso accostati e accomunati dall'opinione pubblica e non solo. Per adesso, ha dichiarato Renzi, tutto ciò è congelato fino all'elezione del Presidente della Repubblica, viste le imminenti dimissioni di Giorgio Napolitano. Proprio questo sarà il tema di maggior importanza nelle prossime settimane.



Il 2015 dovrà essere l'anno della svolta, per l'Italia, della speranza e della ripresa, e per farlo sarà necessario che le forze politiche trovino un accordo e che ci sia governabilità, senza inciuci. Più o meno evidenti.