La norma del decreto fiscale cosiddetta 'Salva-Berlusconi' "l'ho scritta io, così come un articolo che ha aumentato le pene rispetto al testo previsto dal Tesoro". Parla così Matteo Renzi alla trasmissione tv Otto e Mezzo. Per il premier, la discussione è stata bloccata, onde evitare inutili polemiche in questo mese. "La proposta di legge non solo non toglie 16 miliardi di introiti, ma dà 16 miliardi per due". Stando alle parole di Renzi il vero evasore, con la nuova Riforma del Fisco, come anche con la Riforma del Lavoro, "verrebbe seriamente punito, pagando due volte".
Di contro lo Stato eviterebbe di accanirsi su chi sbaglia di poco, chi ha realmente commesso un errore sulle stime, abbonandogli l'iter penale.
Renzi: 'Il Fisco non funziona da 30 anni, fa schifo, lo cambiero!'
Discutendo sul sistema fiscale, il premier ha esordito dicendo come il Fisco italiano non funzioni ormai da trent'anni. Per il premier lo Stato, in quanto tutore dei cittadini, non se la può prendere per 5-10 mila euro con uno che sbaglia, è giusto che paghi "ma non gli facciamo un processo penale". Per le aziende, se pagano 10 milioni di tasse e sbagliano per un centinaio di migliaia di euro, non la faranno franca, ma dovranno pagare il doppio.
Renzi sulla norma del 3% salva-Berlusconi
Proseguendo il premier ha chiarito come a lui non interessi Silvio Berlusconi, ma la condizione dei cittadini italiani, mentre c'è però gente che vive con l'ossessione della B.
milanese. Per questo, la discussione sulla norma sul 3%, è stata solamente rimandata a dopo la scadenza degli effetti della sentenza. Così Renzi ha evitato inutili polemiche prima dell'elezione del nuovo Capo dello Stato. Concludendo sulla vicenda Berlusconi, il premier ha poi chiarito: "Noi la Severino non la cambieremo!".
Elezioni anticipate del Capo dello Stato
Renzi ha poi ricordato la candidatura di Romano Prodi alle elezioni del Capo dello Stato nel 2013, quando i franchi tiratori del Pd impallinarono il candidato al Quirinale.
Il premier ha, infatti colto l'occasione per esprimere il proprio disprezzo contro i vigliacchi, coloro che dicono una cosa, ma poi ne fanno un'altra. Renzi, quindi ammette il fallimento delle elezioni al Quirinale nel 2013, quando Giorgio Napolitano, allora Presidente della Repubblica uscente, fu costretto ad un altro mandato per l'incapacità del Parlamento e delle forze politiche del periodo.
Il premier Renzi sottolinea come sia importante evitare di ripetere la stessa figura.
Il premier, quindi, ricorda l'elezione di Francesco Cossiga, proposto da Ciriaco De Mita, allora segretario Dc, che ottenne l'appoggio anche del Pci oltre che del Psi:" Fu eletto da tutti". Per le prossime elezioni del Presidente della Repubblica, Renzi ha spiegato come sia possibile numericamente eleggere un candidato senza il sostegno di Forza italia, ma dal punto di vista politico-ideologico sarebbe scorretto escludere qualunque partito dalla discussione, anche il M5S.
Sul Quirinale, Renzi ha poi confidato come sia difficile eleggere il Presidente della Repubblica al primo turno: "Il voto buono è dal quarto in poi, scommetto che al quarto voto lo eleggiamo".
Il premier ribadisce l'idea che alle prime tre turnate, le più difficili, si rischia soltanto di bruciare possibili candidati, a quel punto non più eleggibili con la maggioranza assoluta.Tanto vale giocare per ultima la carta vincente!