Le giornate che hanno chiuso il mese di gennaio sono stateparticolarmente significative per il Premier in carica, che hadisputato una partita perfetta sotto il profilo tattico per quantoriguarda la scelta del nuovo inquilino del Colle. Con astuzia escaltrezza, infatti, il leader del centrosinistra è riuscito atenere sotto scacco tutti i suoi avversari politici, aspettando ilmomento giusto (cioè la quarta votazione in Aula) per colpire eaffondare i propri “nemici”, prendendo due (ma anche tre oquattro) piccioni con una fava.

Il primo nemico a cui Renzi ha datoun bel colpo di coda è la Mafia: si, perché come potrebbe mai unPresidente ed ex magistrato che ci ha rimesso anche un fratello nellalotta alle organizzazioni criminali permettere loro di continuare aspolpare il Paese senza fare nulla?

Una domanda che si è posto ancheil premier, determinato ad estirpare questo male dall'Italia anchegrazie all'aiuto di una persona che la Mafia la conosce bene e che haavuto modo di affrontarla sempre in prima linea.

Il secondoavversario messo all'angolo dall'ex sindaco di Firenze è senzadubbio Berlusconi, incapace di gestire una destra ormai allo sbando,che si è dimostrata particolarmente divisa e debole per studiarecontromosse nel momento chiave della scelta del nuovo Capo delloStato: le poche schede immacolate rispetto al previsto da parte diForza Italia ne sono la dimostrazione. In più il Premier, come inuna grande partita di poker, ha saputo rilanciare in modo che nessunaltro potesse andare a vedere la sua carta vincente: lo stesso Ncd neè la dimostrazione, con Alfano sorridente e “scodinzolante” comeil più fedele cagnolino tenuto al guinzaglio da Renzi al momento delverdetto di sabato, al contrario dei musi lunghi dei vari Cicchitto eDe Girolamo che non hanno affatto apprezzato il comportamento delMinistro degli Interni riguardo al metodo di quest'elezione.

Dulcisin fundo, il Presidente del Consiglio voleva dimostrare agli italianiche grazie alla sua scelta non si parlerà mai di “franchitiratori”, dato che anche l'ala critica del Pd si è dimostratalieta di votare un ex democristiano al Quirinale,considerato che non avrebbe potuto fare altrimenti visti i precedentianti-berlusconiani del nuovo inquilino del Colle.