Il primo fu nel 1946. Il referendum costituzionale per la scelta della democrazia o la monarchia. Ma era, quello, un referendum di tipo non abrogativo. Come ce ne sono stati altri tre, in seguito. L'ultimo nel 2006.
I referendum proposti da Civati, invece, sono di tipo abrogativo e nella storia della repubblica italiana se ne contano 66, l'ultimo dei quali nel 2011, quando erano 4 i quesiti referendari, due quelli relativi alla erogazione dei servizi idrici, poi un quesito sull'energia nucleare e un altro sul legittimo impedimento.
La consultazione andò a buon fine, votarono il 54,81% degli aventi diritto e vinsero i 'si'.
Quello sul divorzio
Tra i referendum maggiormente ricordati nella nostra storia c'è quello del 1974 sul divorzio. Il quesito si proponeva di abrogare la legge sul divorzio ed era stato promosso da un gruppo di giuristi cattolici sostenuti dalla Azione cattolica, la Cei, dalla Democrazia Cristiana e dal Movimento Sociale Italiano. Ci fu una massiccia partecipazione al voto, circa l'87% degli italiani e il 'no' prevalse sul si, con il 53% dei voti, per cui la legge rimase.
I flop
Tra le altre consultazioni referendarie che si ricordano ci sono le prime promosse dai Radicali, nel 1978 e quelli dell'81 nei quali era inseriti due quesiti sull'aborto.
Dal 1997 in poi gli italiani sembrano non gradire più l'istituto dei referendum in quanto non si riesce a raggiungere il quorum. Addirittura nel 2009, per la campagna promossa da Mario Segni, si recarono alle urne meno di un quarto degli aventi diritto. Un vero flop a cui seguì un lungo dibattito sull'importanza delle consultazioni popolari.