Ennesima aspra polemica innescata dal presidente del consiglio Matteo Renzi, a cui però questa volta l'altro interessato al battibecco, ossia l'ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, ha risposto in maniera dura e perentoria, ponendo seri dubbi sulla "democraticità" del primo ministro italiano.
Ma andiamo con ordine, la dialettica fra i due viene alimentata dal segretario-premier del PD che all'indomani delle dimissioni di Varoufakis, a seguito dell'esito del referendum sul famoso piano europeo molto duro per la Grecia e la successiva scissione dal suo partito Syriza, aveva scritto senza mezzi termini su Twitter: "ci siamo liberati di lui, chi di scissione ferisce, di elezioni perisce".
Varoufakis: "Renzi non sei democratico"
In sostanza Matteo Renzi ha voluto sottolineare come l'ex ministro fosse la vera causa della frattura venutasi a creare nel partito del collega Tsipras e visto l'esito delle elezioni appena tenutesi in Grecia, con la nuova vittoria del premier dimissionario anche senza il suo ex collega di partito, ha ribadito questo concetto alla direzione del Partito Democratico, affermando: "per usare un tecnicismo, anche sto Varoufakis ce lo semo tolto". Ecco il video delle sue dichiarazioni:
Il politico greco, tuttavia, non ha voluto far correre e questa volta ha risposto in maniera sprezzante al premier italiano affermando: "Renzi, non ti sei liberato di me, ma della democrazia, nel momento in cui hai ricattato Alexis Tsipras".
Parole dure, poi articolate ancor meglio dal greco mediante social network, in cui accusa Renzi di aver fatto la parte del "poliziotto buono" che a luglio convinse il primo ministro greco ad accettare le pesanti richieste della troika.
Varoufakis chiarisce il concetto in questa sorta di lettera d'attacco contro Renzi: "giocando un ruolo in quella imboscata da vigliacchi contro Tsipras, hai perso la tua integrità di democratico europeo, forse pure l'anima. Devi fare serie riflessioni e correggerti per tornare tra i ranghi dei democratici". Infine il greco ha promesso di non scomparire, politicamente parlando, perché la partita è solo all'inizio.