Il 21 ottobre è iniziata la fase pratica dell’esercitazione militare Nato Trident Juncture 2015, la più grande simulazione militare dalla Guerra Fredda, che ha interessato anche zone del territorio italiano. Hanno partecipato alle operazioni più di 230 reparti di terra, dell’aviazione e della marina e divisioni speciali di oltre 30 nazioni. In tutto 36 mila soldati, 60 bastimenti da guerra e 200 caccia, anche destinati al bombardamento con ordigni nucleari. L’Ucraina prende parte per la prima volta alle simulazioni dell’Alleanza.

Secondo Roberto Cotti, senatore sardo esponente del M5S, l’esercitazione militare per la difesa Trident Juncture è stata una dimostrazione di forza alquanto inopportuna e antiquata, un’azione prepotente dei vertici militari internazionali che danneggia la gente sarda e non solo.

Dei governanti inadeguati, 60 anni fa, hanno permesso la presenza nel territorio sardo del 61% delle basi militari straniere d’Italia, in uno dei luoghi naturali tra i più belli al mondo. Mentre in altre zone del paese si sta cercando di opporsi all’occupazione americana di aree italiane, in Sardegna questo non avviene perché la regione non è in grado di imporsi al governo centrale.

Gli abitanti come vivono l’occupazione militare di zone della Sardegna?

I governi che si sono avvicendati nel tempo hanno fatto passare l’idea del ritorno economico delle aree militari. Solamente negli ultimi anni la gente ha mostrato maggior attenzione al problema. Sempre secondo Cotti, occorrerebbe che la popolazione prendesse piena consapevolezza della situazione e facesse capire al capo del governo ed al ministro della difesa Pinotti che le cose devono assolutamente cambiare.

Per ora solo una piccola parte degli abitanti va in piazza a protestare contro le operazioni militari in Sardegna, soprattutto da quando la crisi del lavoro ha colpito anche il settore difesa.

Il ruolo dell’Alleanza Atlantica nel quadro geopolitico di oggi, appartenenza superflua dell’Italia alla Nato

Rispetto a quando furono sanciti il Patto Atlantico e le relative alleanze, il quadro geopolitico è cambiato radicalmente, dice il senatore sardo.

A 70 anni dalla fine della guerra, in Italia ci sono realtà politiche come il Movimento 5 Stelle, che hanno avuto il coraggio di affermare pubblicamente la necessità per il nostro paese di abbandonare la Nato. Grillo non ha ancora spiegato le modalità d’uscita, ma la volontà dei pentastellati è forte. Le cose non sono più come negli anni della Guerra Fredda, quando si avvertiva la necessità di avere una macchina bellica dell’entità dell’Alleanza Atlantica per la propria difesa.

Oggi la situazione è completamente cambiata, e vanno ridiscussi il patto Nato e tutti i trattati firmati con gli Stati Uniti, che permettono alla Nato e alla stessa America di utilizzare porzioni di suolo italiano. Ne sono un esempio Aviano nel Friuli e la base per sommergibili ad energia atomica, sempre in Sardegna, nella Maddalena. Tutti questi accordi sono secretati e devono essere completamente rinegoziati. L’Italia dovrebbe diventare la Svizzera del Mar Mediterraneo, neutrale e pacifica e dovrebbe contribuire al dialogo tra i popoli, per evitare guerre e corsa alle armi. Il percorso non è semplice, ma il Movimento 5 Stelle vuol parlare di questo in Parlamento e nelle istituzioni.