Se non si trattasse di un tema delicato come la riforma delle istituzioni, ci sarebbe quasi da ridere. Il nuovo Senato inizia a prendere ufficialmente corpo grazie a un canguro. Nel gioco della politica succede anche questo: che un emendamento possa prendere in prestito il nome di un animale unico per caratteristiche. Le stesse che hanno permesso alla maggioranza di governo di saltare (e far decadere) le proposte di modifica al testo, avanzate dalle opposizioni, contro il ddl Boschi.
Un successo insperato nelle proporzioni per Matteo Renzi, che rinsalda la sua leadership soprattutto grazie al matrimonio (e i voti) con l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, Denis Verdini .
Via libera all’articolo 1
Tensione, proteste, accuse. Il Senato è stato il teatro di una battaglia condotta a colpi di procedura. Non sono però bastati gli 80 milioni di emendamenti a ostacolare l’approvazione dell’articolo 1 della riforma: l’ok di Palazzo Madama è arrivato con 172 sì, 108 contrari e 3 astenuti. L’opposizione capitanata dalla Lega, che da sola aveva avanzato 72 milioni di modifiche al testo, ha puntato il dito contro la deriva autoritaria del premier e dei suoi fedelissimi.
L’esito del voto ha posto fine al cosiddetto bicameralismo perfetto destinando un nuovo ruolo al Senato di “raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica”. Sarà inoltre sempre il Senato a valutare l’operato delle Pubbliche Amministrazioni e a monitorare l’attuazione delle politiche dell’Ue all’interno del territorio nazionale. Un compromesso, frutto dell’accordo con la minoranza Dem.
La magia del canguro
È grazie a un tecnicismo di Roberto Cociancich (Partito Democratico) che si è riusciti a superare lo stallo sull’articolo 1. Il suo emendamento canguro, richiamando i contenuti di uno analogo già presentato da Anna Finocchiaro, ha permesso di saltare ben 220 pagine di proposte di modifica.
Una finezza che ha permesso a Grasso di procedere al taglio degli emendamenti dopo aver incassato l’ok di PD, Ncd Udc, Svp-autonomie, Ala e alcuni esponenti di Gal. A prendere le distanze dall’escamotage tre autorevoli rappresentanti della minoranza democratica: Corradino Mineo, Walter Tocci e Felice Casson. Tra le fila dell’opposizione, Maurizio Gasparri (Forza Italia), ha denunciato la regia di Palazzo Chigi dietro l’iniziativa di Cociancich: “Manca la firma del segretario generale della presidenza del Consiglio che ha scritto l’emendamento, Paolo Aquilanti”.
L’abbraccio di Verdini
Se il governo ha superato indenne i primi delicati round al Senato, lo deve anche all’esercito condotto da Denis Verdini.
È stato il senatore D’Anna, nel replicare agli attacchi dell’aula, a confermare senza giri di parole il sostegno incondizionato dei transfughi di FI. Luigi Di Maio, che nel Movimento5Stelle, è ormai considerato un leader pronto a concorrere per Palazzo Chigi, si è appellato all’elettorato del Partito democratico: “Se queste inutili quanto pericolose riforme passeranno - ha avvertito il vicepresidente della Camera - lo dovremo all’accordo Renzi-Verdini; se in Italia anche i consiglieri regionali e i sindaci avranno l’immunità parlamentare, sarà grazie al voto degli ennesimi voltagabbana”. “La mia solidarietà - ha aggiunto Di Maio - va ai cittadini che credevano in questo partito e che adesso staranno vomitando”.