In America impazza già la campagna elettorale per le presidenziali che si terranno nel novembre di quest’anno e che andranno a sostituire l’attuale presidente Barack Obama, al termine del doppio mandato. Non è una campagna elettorale come le altre. Ci sono elementi che le conferiscono autenticità ed allo stesso tempo una buona dose di pericolosità. Già, perché quel signore strampalato dalle espressioni forti e nette rischia di lottare fino alla fine e sarebbe da ingenui pensare che non abbia alcuna chance di vittoria finale.

Stiamo parlando di Donald Trump, miliardario eccentrico che ha fatto pesanti dichiarazioni, sostenendo che chi è musulmano non ha il diritto ad entrare negli Stati Uniti d’America. E questo non lo ha fatto scendere nei sondaggi, anzi. È la prima volta che un candidato chiede il bando dagli Stati Uniti di una intera religione e, dopo aver fatto questa proposta, continua ad essere in testa e ad essere trattato seriamente dai media.

In un periodo in cui la paura è dominatrice, in cui si teme un nemico, che possa colpire sempre ed ovunque, certe dichiarazioni fanno breccia nel cuore di molti elettori.

Il pericolo maggiore che si può correre è che l’estremismo diventi mainstream, diventi sistema. Sono in molti, a cominciare dalla direttrice dell’Huffington Post a denunciare il razzismo ed il sessismo di Trump. Eppure ciò che sorprende è la sua costante crescita ed il trattamento da leader affermato che gli riservano i media. Basti pensare che i suoi interventi, da tempo ormai, ricalcano le prime pagine dei maggiori quotidiani. D’altronde questo è un periodo non facile per l’America, è un tempo di grande transizione, siamo nel mezzo di una rivoluzione industriale: i salari della classe media non sono cresciuti, mentre è cresciuta la diseguaglianza, e gli Usa hanno perso due guerre, in Afghanistan e in Iraq.

Si potrebbe pensare che siamo di fronte alla fine della Superpotenza americana. Colpevole è anche il partito democratico statunitense che non è riuscito a cogliere determinati problemi. In corsa oltre ad Hillary Clinton, c’è anche il settantenne Sanders, appoggiato dai millennials (ragazzi nati nel nuovo millennio), in lui vedono una persona autentica e vera, caratteristica fondamentale per catturare la loro attenzione e il loro rispetto.

La battaglia elettorale sarà serrata fino alla fine, in un periodo storico in cui la dicotomia destra e sinistra non è più attuale, non è detto che a spuntarla sia Hillary, la favorita fin dall’inizio; appoggiata dal marito Bill. Già Presidente dal 1993 al 2001.

E forte di un grande tesoro cui attingere, nonché sostenuta dalle donne. È già scontata la sua sconfitta in Iowa e New Hampshire. Dunque, i contendenti di Hillary, in special modo Donald Trump,  non sono da sottovalutare e vanno considerati nella loro bravura di saper “acchiappare” le folle, con discorsi che mirano più alla pancia che alla testa degli elettori. Così anche se i mesi di qui a novembre non sono pochi, la campagna elettorale è già bella viva e i temi numerosi. Il finale dell’elezione di un Presidente fra i più importanti e influenti del mondo non è scontato.