Vertice "trilaterale" a Ventotene, protagonisti Matteo Renzi, Angela Merkel e Francois Hollande. All'ordine del giorno argomenti "caldi" come l'emergenza profughi, la sicurezza, la crescita economica. Italia, Germania e Francia sono le tre colonne sulle quali poggia l'UE ma hanno in comune scadenze elettorali dall'esito incerto. Se cambia il vento in queste nazioni, anche le attuali politiche dichiaramente "europeiste" potrebbero subire un arresto. Non è audace, pertanto, definire il trilaterale di Ventotene come un momento di "mutua assistenza politica".

Italia, le contraddizioni di Matteo Renzi

Il primo banco di prova dovrebbe riguardare l'Italia. Il condizionale è d'obbligo perché, di fatto, non esiste ancora una data sul referendum costituzionale che chiamerà gli italiani a confermare la riforma predisposta dal ministro Maria Elena Boschi ed approvata dal Parlamento. Si è sempre parlato di ottobre ma si potrebbe andare alle urne anche il prossimo anno. Questo mese la Cassazione ha dato il via libera alla consultazione referendaria, il Governo ha ora due mesi di tempo per fissare la data. Il dibattito politico che vede come capofila il Movimento 5 Stelle ha trasformato la campagna referendaria in un "dentro o fuori" per l'esecutivo, una tesi alimentata dallo stesso Matteo Renzi che si è sempre dichiarato "pronto alle dimissioni" in caso di bocciatura della riforma sulla quale poggia buona parte di credibilità del suo governo.

La sua ultima dichiarazione sull'argomento, però, lascia intendere tutt'altro. "Comunque vada il referendum, si vota nel 2018", ha detto il premier al "Caffé della Versiliana" di Lucca nel corso di un'intervista. Parole che hanno immediatamente scatenato la reazione delle opposizioni. Relativamente ai sondaggi, l'ultimo è stato condotto da Winpoll per "Huffington Post" e vede in vantaggio il fronte del "NO" (53%) ma, una settimana prima, Ixè per "Agorà" ha dato il "SI" al 56 %.

L'alternanza tra possibili vittorie dell'uno e dell'altro fronte, espressa dai tanti rilevamenti, fa capire quanto la partita sia aperta.

Francia, presidenziali con l'incubo 'ultradestra'

Nella primavera del 2017 i francesi voteranno per il rinnovo dela carica più alta delo Stato. L'attuale presidente socialista Francois Hollande non è dato per favorito ed i suoi consensi sarebbero ai minimi storici, tant'è che la sua ricandidatura sarebbe tutt'altro che certa.

Tutto ciò giova naturalmente ai Républicains il cui candidato sarà designato dalle primarie. L'ago della bilancia sarà costituto dal Front National, l'ultradestra di Marine Le Pen che alle presidenziali del 2012 aveva ottenuto quasi il 18% ed alle dipartimentali dello scorso anno aveva sfondato il muro del 25%. Potrebbe avere i numeri per arrivare al ballottaggio ed il suo avversario, in base agli attuali sondaggi, sarebbe il candidato della destra moderata. Inutile sottolineare come gli attentati che hanno colpito il Paese abbiano indebolito l'attuale governo e favorito l'ascesa di movimenti nazionalisti, populisti e xenofobi.

Destra in ascesa anche in Germania

Non è ancora chiaro se, in vista delle elezioni politiche dell'anno prossimo in Germania, Angela Merkel riproporrà la sua candidatura.

Dal 2013 il Paese è guidato da una coalizione che comprende i due partiti di centro che sostengono l'attuale cancelliera ed i socialdemocratici di Sigmar Gabriel. Al momento la Merkel gode ancora di un'ampia base di consensi ma le sue politiche di apertura sulla questione migranti le hanno fatto perdere l'appoggio di parecchi conservatori. Questo spiega l'ascesa di "Alternativa per la Germania", movimento euroscettico di estrema destra che tre anni fa aveva sfiorato l'ingresso in Bundestag e che potrebbe riuscirci nel 2017 se vengono confermati i sondaggi che danno il partito di Frauke Petry al 10%. Se pertanto cade il governo Renzi in Italia, se l'estrema destra vince le elezioni in Francia e la Merkel continua a perdere consensi, potrebbe venir meno la spina dorsale dell'UE.