Il referendum costituzionale, a pochi giorni dal 4 dicembre, data nella quale i cittadini italiani saranno chiamati a pronunciarsi per un Sì o per un No sull’approvazione o meno del testo di legge, sulla riforma di alcuni punti della Costituzione italiana, ha generato climi sempre più roventi negli schieramenti contrapposti della classe politica italiana.

Referendum: cosa succede al Senato se vince il Sì

Se dovesse vincere il ‘Sì’ al referendum sulla riforma costituzionale, gli italiani dovrebbero dimenticare l’attuale iter del bicameralismo paritario.

Infatti, secondo la nuova organizzazione, prevista dalla riforma costituzionale, il Senato non verrà eliminato, ma verrà ridotto notevolmente il numero dei suoi componenti che, dagli attuali 315 senatori, si abbasserà a 95 che si divideranno in 21 sindaci e i restanti con funzione di consiglieri-senatori. I senatori non verranno più eletti in occasione delle elezioni politiche ma dai consigli regionali su eventuale indicazione popolare. Se vince il Sì la Camera sarà la sola a votare la fiducia all’esecutivo delle leggi eliminando il cosiddetto “bicameralismo perfetto” che attualmente prevede l’approvazione delle leggi di tutte e due le Camere. Il Senato, con la vittoria della riforma costituzionale, perderà molte delle sue attuali funzioni e diventerà soprattutto un elemento di collegamento tra lo Stato centrale e gli enti territoriali di regioni e comuni.

La seconda carica dello Stato, venuti meno i poteri del Senato, diventerebbe automaticamente il presidente della Camera, al quale spetterà l’eventuale supplenza del Presidente della Repubblica, nel momento in cui non potrà adempier alle sue funzioni. Con la vittoria del “Sì” inoltre verrà abolito il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) che ha la funzione attualmente di pronunciarsi e promulgare iniziative di legge ed è inoltre prevista la modifica del Titolo V che, con la riforma del referendum, si vedrebbe eliminate le “competenze concorrenti”,demandate esclusivamente, allo stato centrale, che avrà così l’esclusiva sulla gestione dei poteri a livello locale.

Elezione del Capo dello Stato se vince il Sì

Con la vittoria del ‘Sì’ verrà modificato anche il meccanismo attuale per l’elezione del Capo dello Stato. Infatti il nuovo iter potrà prevedere che, dal quarto scrutinio in poi, sarà necessaria solo la maggioranza dei tre quinti dell’Assemblea, escludendo così, la maggioranza assoluta, dall’esito finale della votazione, come invece avviene attualmente.