Oggi gli italiani si pronunceranno sulla riforma Boschi approvata dal parlamento lo scorso aprile. Non entriamo nel merito delle ragioni del 'SI' o del 'NO', in primo luogo per rispettare il silenzio elettorale durante le operazioni di voto ma anche per mantenere la dovuta imparzialità, 'obbligatoria' per una testata il cui primo dovere è quello di fare informazione. È doveroso, però, rinfrescare la memoria su ciò che i cittadini sono chiamati a confermare. Partendo innanzitutto dal presupposto che si tratta di un referendum confermativo e, dunque, non necessita di alcun quorum per essere validato.

Camera e Senato, cosa cambia con la riforma

La riforma costituzionale messa a punto dal ministro Maria Elena Boschi metterebbe fine al 'bicameralismo perfetto' che ha caratterizzato il Paese dal secondo dopoguerra. Se dovesse vincere il SI, la Camera avrebbe un ruolo centrale nel potere legislativo dello Stato. Attualmente Camera e Senato possono votare la fiducia al Governo ed esercitano le funzioni fondamentali di indirizzo politico, legislativo e di controllo sull'operato dell'esecutivo. Con la riforma, questo potere sarà detenuto dalla Camera alla quale spetterebbe il compito esclusivo di approvare le leggi. Solo alla Camera dei deputati, inoltre, competerebbero altre funzioni come la deliberazione dello stato di guerra, la concessione dell'amnistia o dell'indulto, l'approvazione annuale degli strumenti finanziari illustrati dall'esecutivo oltre all'autorizzazione di sottoporre il presidente del Consiglio ed i ministri a giurisdizione ordinaria per reati commessi nell'esercizio delle rispettive funzioni.

La svolta epocale riguarda senza dubbio il Senato i cui componenti passerebbero a 100 rispetto ai 315 attuali e sarebbero scelti in base ad un'elezione di secondo grado - 95 designati dai Governi delle Regioni di cui 21 sindaci e 5 dal Presidente della Repubblica - rappresentando esclusivamente le istituzioni regionali e locali.

Il numero dei seggi sarà distribuito in base al peso demografico di ciascuna regione.

I compiti del nuovo Senato

Palazzo Madama non avrebbe più competenze sulle leggi ordinarie ma soltanto sulle riforme e le normative costituzionali. Sulle prime, tuttavia, avrebbe facoltà di intervenire presso la Camera con eventuali proposte di modifica che possono però essere respinte da Montecitorio a maggioranza assoluta.

Continuerebbe comunque ad esercitare un ruolo relativo alle nomine di competenza dell'esecutivo ed alla funzione di raccordo nei rapporti tra lo Stato e gli enti costitutivi della Repubblica e tra questi ultimi e l'Unione Europea. Sarà abolito il limite di età per l'elezione dei nuovi senatori così come le indennità da loro percepite, trattandosi nello specifico di consiglieri regionali o amministratori locali. I quattro attuali senatori a vita, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Elena Cattaneo e Mario Monti, manterrebbero la propria carica ma nel futuro, se ovviamente gli italiani diranno SI alla riforma, i senatori di nomina presidenziale saranno soltanto cinque e dureranno in carica esclusivamente per il settennato del Capo dello Stato.

‘Leggi essenziali’, Provincie e CNEL

La riforma costituzionale si è occupata anche delle cosiddette 'leggi essenziali', normative considerate fondamentali per l'attuazione dei programmi. In merito il Governo potrà chiedere alla Camera una via preferenziale la cui richiesta deve essere accolta entro cinque giorni. In caso di accettazione, la Camera avrà 70 giorni utili per l'approvazione. Se vince il SI, inoltre, verranno cancellate definitivamente le Provincie Regionali introducendo l'Ente di Area Vasta che avrà validità costituzionale. La riforma punta anche alla soppressione del CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro), cancellando l'articolo 99 della Costituzione che ne regola il funzionamento. Modifiche di rilevanza minore verrebbero approntate, infine, nell’elezione del Capo dello Stato e dei giudici della Corte Costituzionale.