Il vertice avviato a Parigi, al quale prendono dieci Paesi che sostengono l'opposizione siriana anti-Assad, avrebbe lo scopo di esaminare l'emergenza umanitaria ad Aleppo. Visto con occhi obiettivi, sembra l'ennesimo tentativo di salvare una faccia che, nella complessa questione siriana, gli Stati Uniti ed i loro alleati hanno già perso da tempo. Nella capitale francese sono presenti i rappresentanti di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Turchia e Giordania. Ai lavori partecipa anche Riad Hijab, in rappresentanza dei ribelli, ed il presidente del Consiglio di Aleppo est, Brita Hagi Hassan.

Ennesimo tentativo per un 'cessate il fuoco'

Il segretario di Stato americano, John Kerry, è tornato ad accusare il governo di Damasco di "crimini contro l'umanità" per gli incessanti bombardamenti su Aleppo. Ma la notizia vera è che l'opposizione siriana sarebbe disponibile a riaprire i negoziati con Damasco "senza pre-condizioni". Su quali basi potrebbero svolgersi eventuali negoziati? Difficile oggi fare una previsione. L'esercito di Damasco è prossimo alla vittoria e quasi l'85 per cento di Aleppo est è ormai in mano alle truppe di Assad. Il Cremlino in proposito è stato chiarissimo. "I combattimenti proseguiranno finché l'ultimo dei ribelli non avrà lasciato Aleppo est", ha detto il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov.

Ad ogni modo, ieri si è svolto anche un incontro tecnico tra gli esperti di Stati Uniti e Russia e le parti si sono dette "disponibili per trovare un accordo per un 'cessate il fuoco' che consenta l'invio di aiuti umanitari e l'evacuazione dei civili da Aleppo". Questa, al momento, è l'unica concessione che potrebbe arrivare da Mosca e da Damasco.

Intanto, sul fronte Isis, è stata lanciata da un'alleanza di miliziani curdo-arabi (le Forze Democratiche Siriane, ndr) vicini agli Stati Uniti, la seconda fase della campagna per tentare la presa di Raqqa.