Si è parlato a lungo nei giorni scorsi delle questioni legate al piccolo "incidente di percorso" in cui è incappato il Movimento 5 Stelle in Europa. La richiesta di cambiare gruppo parlamentare, le trattative, l'accordo con Guy Verhofstadt (presidente del gruppo parlamentare Alde) e, infine, la consultazione online con la base degli iscritti certificati sul portale Rousseau. La decisione, presa seguendo la maggioranza dei votanti, doveva essere quella di spostarsi in ALDE abbandonando EFDD. Poi, il dietrofront di ALDE che ha spiazzato tutti, a cominciare dallo stesso Verhofstadt, ha costretto di fatto il Movimento a tornare sui suoi passi, e riabbracciare Farage all'interno del gruppo EFDD.

In molti si sono chiesti il perchè di questo percorso, che a qualcuno è sembrato anche un po' assurdo o addirittura autolesionista. In realtà per capire a fondo le ragioni di questa necessità di cambiare gruppo parlamentare bisogna analizzare quello che è stato l'andamento del M5S in Europa, fin dall'insediamento avvenuto in seguito alle elezioni europee del 2014. Appena entrato nel contesto dell'europarlamento, il Movimento di Beppe Grillo ha dovuto cercare una sistemazione all'interno di uno dei gruppi parlamentari già esistenti, oppure crearne uno nuovo insieme ad altri partiti e/o movimenti europei. Per vari motivi, tra cui in primis la natura stessa del M5S (nè di destra nè di sinistra), non c'era nessuno dei gruppi parlamentari che avesse la stessa linea politica dei pentastellati su tutti i punti del programma.

Quindi la cosa più semplice da fare in questi casi è entrare in un gruppo che permetta di votare in maniera indipendente, pur facendo parte della "stessa squadra". In quest'ottica gli unici gruppi che garantirono al M5S l'indipendenza nelle votazioni furono EFDD e ECR: tra i due la base degli iscritti scelse a maggioranza l'ingresso nel gruppo di Farage.

Come votano i 5 Stelle al Parlamento Europeo?

Ma come votano i portavoce pentastellati in ambito europeo? Con quali gruppi dell'europarlamento esiste la maggiore aderenza in termini di votazioni in aula? Lo spiega un resoconto di VoteWatch Europe, una organizzazione internazionale non governativa, apartitica e indipendente, che si occupa principalmente di seguire i voti dei politici Europei.

Ebbene, da questo report pubblicato sul sito votewatch.eu, e ripreso anche qui in Italia da openpolis.it, si evince che nella maggior parte dei casi le votazioni della delegazione del Movimento 5 Stelle combaciano con le votazioni del gruppo parlamentare GUE, cioè quello in cui sono presenti, tra le altre forze politiche, Podemos e la lista Tsipras: l'aderenza è del 74,2%, cioè 74 volte su 100 il voto in aula del M5S coincideva con quello dei parlamentari del gruppo GUE. Leggermente inferiore l'aderenza con il gruppo dei Verdi, con il quale c'è comunque una grande similitudine per via dei voti coincidenti 72 volte su 100.

Per quanto riguarda invece Ukip, cioè il partito di Farage che costituisce insieme al M5S la quasi totalità del gruppo EFDD, l'aderenza è appena del 27,1%.

In pratica esiste concordanza soltanto sui temi legati all'euroscetticismo, mentre su tutte le altre tematiche la visione è totalmente differente. Ed ecco che in questo contesto la logica vuole che si prenda quantomeno in considerazione l'ipotesi di un cambio di gruppo. E come si colloca ALDE in tutto ciò? Secondo il report di Vote Watch Europe, l'aderenza tra M5S e ALDE è del 50%, cioè una volta su due i pentastellati hanno votato come i liberaldemocratici. Nello specifico si nota che sui temi riguardanti immigrazione e libertà civili l'aderenza è stata addirittura del 79%, mentre sulle politiche economiche e commerciali, che pure sono ritenute materie chiave, le visioni sono contrapposte (meno del 30% di aderenza). Inoltre, ALDE avrebbe garantito al Movimento l'indipendenza di voto, cosa che altri gruppi normalmente non fanno.